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Specchietti per allodole

Si sono appena concluse le sfilate meneghine e tutto il grande circo composto da baracche e burattini si è spostato a Parigi. Girovagando nella rete delle notizie sulla settimana appena trascorsa ho trovato un interessante articolo di Cristiana Schieppati per Crisalidepress.it.

Inizia con il citare il detto “specchietti per allodole” usato per definire un comportamento che ha lo scopo di ingannare e abbindolare persone ingenue e che al termine della settimana della moda sembra proprio che questo caschi a fagiolo. Cita poi Angelo Flaccavento, autorevole giornalista fuori dal coro che scrive su The Business of Fashion “Abbiamo davvero bisogno di settimane della moda così come sono concepite attualmente? Sono settimane della moda per professionisti o sono oramai una sorta di intrattenimento globale?”.

Questo è quello che si è anche chiesto chi da troppo tempo ha accesso a questo mondo e chi da sempre si occupa di giornalismo di moda. La risposta alla domanda in questione è però abbastanza semplice e, purtroppo, scontata. Ormai le varie fashion week sembrano davvero essere diventate solo un modo per farsi notare e per apparire partecipando agli eventi più cool ed indossando l’accessorio del momento, ovviamente il tutto va postato in rete il prima possibile in modo da essere sempre più social.

I veri addetti ai lavori, quelli che se scrivevano su un quotidiano che una collezione era orribile non venivano più invitati alla sfilata successiva, sono sempre meno ormai quasi sorpassati dagli gli onnipresenti fashion blogger, influencer o youtubers  vari per i quali ogni sfilata, abito o accessorio è a dir poco “amazing” e l’unico compito è quello di far vedere le tendenze senza parlare di tessuti, tecniche di lavorazione, creatività ed invenzione. Ma ormai anche nei quotidiani si comunica la moda con il gossip, non con i fatti, ci si improvvisa giornalisti e reporter, ed il dove viene assegnato non per capacità,  ma per conoscenze importanti e quindi facile che venga portato via  dal neo raccomandato o da un cambio di direzione.

Prosegue parlando di come un giovane designer sia stupito nel vedere il made in Italy soffocare “parlo con artigiani che fanno dei lavori fantastici ancora come tanti anni fa. Istituzioni e professionisti del settore sembrano non badare più a tutto questo. Le aziende chiudono perchè si produce in Cina e il nostro Paese non impedisce tutto questo, portando al fallimento realtà che sono un patrimonio per l’Italia”.  Ed allora ben vengano saloni come il Super ed il White dove si fa ricerca, si trovano stilisti internazionali, dove ancora la genialità si esprime anche senza budget stratosferici.

La Schieppati infine conclude affermando che ci sono “troppe allodole in questo mondo e ancora troppi specchietti. Esiste qualcosa che si chiama orgoglio di fare il proprio lavoro senza pensare solo al fatturato. Di lavorare per la soddisfazione del  risultato. In pochi sanno fare questo.”