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Togliersi i tacchi?

Togliersi i tacchi?

L’invito di Harper Lee a una studentessa e il dibattito che divide le femministe La frase «Se ti danno fastidio, non usarli». La frase della scrittrice dopo anni di discussioni

 «Sono davvero graziosi».«Grazie».«Ma come fai a camminarci? Non sono scomodi?».«Sì, signora».«Bene, se vuoi, toglili e basta».Cinque parole e Harper Lee archivia il dibattito su tacchi alti e femminismo. Lo scambio di battute arriva in coda ad un pezzo del New York Times in cui Roy Hoffman rievoca l?incontro fra sua figlia Meredith e la scrittrice del Buio oltre la siepe alla cerimonia di consegna di un premio universitario. La ragazza stravede per lei. Si è preparata all?incontro con cura, vuole fare bella figura e ora è lì, con le scarpe nuove. La cerimonia corre senza intoppi. Uscendo, Meredith si trova inaspettatamente Harper Lee alle spalle: sta guardando i suoi tacchi. «Sono scomodi? Se vuoi, toglili e basta». Fosse così facile. Strumenti di empowerment femminile per sentirsi più belle, toste e sicure (la versione di Meredith), o gesto patetico di autolesionismo (la versione di Harper)? I tacchi alti sono una di quelle piccole, stupide cose capaci di far litigare le femministe. Fra di loro. Con gli uomini. Con le altre donne. La questione di fondo è: è da donne intelligenti, impegnate, mediamente consapevoli del proprio valore indossare i tacchi alti? Domanda che ci porta dritte alla successiva: cosa è intelligente/impegnato/femminista? Cosa non lo è? Sarebbe tutto più facile se esistesse una lista con le cose concesse e quelle non concesse. Ma non è così. Nessuna lista della spesa per facilitarci le cose. «Io che amo le scarpe con il tacco alto e leggo in media 45 libri all?anno dove mi colloco? Oca o donna colta?», si chiede la scrittrice Licia Troisi sul suo blog. Ecco, il punto è questo. La scarpa è un oggetto culturale complesso (l?artista messicana Elina Chauvet ha scelto le scarpe rosse per la sua installazione contro la violenza di genere che ha fatto il giro del mondo). Quelle con il tacco alto sono un simbolo e a non tutte piace ciò che rappresentano. «Ricchezza, buon gusto, forma fisica, potere», per Alison Wolf, la teorica delle Donne Alfa. E lo stesso per Polly Vernon, autrice di Ammettilo. Mi detesti perché sono magra , portabandiera del nuovo femminismo hot per il quale, in definitiva, la soluzione sta nel darci pace e nell?abbracciare la femminilità come la nostra più grande forza. Dentro il femminismo, Meredith potrebbe avere dalla sua Elisabeth Badinter, la francese di La strada degli errori , che rimprovera il movimento di essersi arroccato nel separatismo e nella lotta contro il sesso maschile ( main sponsor dei tacchi alti), «abbandonando l?universalismo della rivendicazione dei pari diritti, ancora lontano dal successo». Ma «quando rivendichi un diritto negato, rifiuti la prevaricazione e pretendi ciò che ti spetta, non puoi essere graziosa», ribatte Laurie Penny, 30 anni, columnist di New Statesman (la Badinter potrebbe essere sua nonna). E non puoi essere graziosa, ben pettinata, col tacco alto perché sei arrabbiata nera, ribelle, «non provocante ma provocatoria», continua battagliera la Penny.«Se la scarpa con il tacco femminilizza, quale scarpa virilizza?», si chiedeva Maria Nadotti. Esiste una scarpa neutra che faccia saltare la dualità di genere? È quella la scarpa che tutte/i vorremmo, per ogni istante della nostra giornata? (senza parlare della scarpa bifida, fantastica invenzione di Martin Margiela, che simula lo zoccolo di un cavallo e che spazza via non solo le differenze di genere, ma anche quelle fra le specie).Una sfilza di domande. Hadley Freeman, columnist del Guardian , scrive salomonica che «mentre il messaggio generale del femminismo, l?uguaglianza, è universale, i tacchi alti insieme a tutti gli altri dati che riguardano la vita di ciascuno (il matrimonio, la maternità, ciò che si fa in camera da letto) variano da donna a donna, da individuo a individuo. Ed è giusto così».Il femminismo ha dato alle donne la libertà di decidere cosa fare della propria vita, dunque possono ben scegliere quali scarpe indossare. «Ed è per questo che le nostre antenate sono morte per noi (beh, questo e il voto) ? continua Freeman: perché possiamo scegliere in tutta pace quale altezza di tacco mettere». Se è scomodo, decidere di scendere e basta.

Articolo di Monti Daniela via il Corriere della Sera