un raggio di Venezuela
L’amplissimo velo amoroso della MADONNA di MARACAYBO ha raccolto un gran numero di Venezuelani nella Chiesa di S.Vincenzo a Pietralata domenica 20 novembre … per la maggior parte di ex emigrati italiani nella lontana Repubblica Sudamericana, ma con un nutrito gruppo di volti le caratteristiche dei quali fanno pensare a civiltà antiche: volti morati, occhi a mandorla, naso leggermente aquilino.
Si è seguita la Messa, poi sul terrazzo che porta, dopo una scala, alla strada; è una sorta di piazzetta, riempita al suo perimetro da piccoli stand che offrono oggetti e dolci per fare festa e raccogliere piccole sovvenzioni, perchè il Venezuela attualmente non sta vivendo un periodo economicamente proprio felice. Il più grande ed attrattivo, a quanto mi è apparso, è stato lo stand con la pesca di beneficenza, con oggettistica che spaziava dal giocattolo alla sciarpa colorata. Mi ha colpito un bel volume bianco, non nuovo, con un ritratto fine settecento sulla copertina, Simon Bolivar ed i suoi scritti politici: peccato che non non era acquistabile, perché destinato ad essere sorteggiato in premio.
Una miniatura protetta da un foglietto trasparente, una sveglietta e tante altre cose, accuratamente numerate: l’allegria che girava intorno sottolineava la forza del carattere della gente, l’amore per la terra lontana cercato avidamente nei bocadillos e rievocato da una mostra fotografica di particolare interesse: Memorie del Nuovo Mondo, dove i protagonisti sono nonni ed avi con nomi familiari, infatti i ritratti sono tutti di italiani, uomini di valore, di sorriso e di fede, tanto da aver avuto successo in tutti i campi. Ricordi, ma presenze, negli occhi delle persone che li osservano e cercano giorni migliori come reduci di un meraviglioso progetto forse non realizzato.
Sono ritornati, un poco simili a noi, ed un poco diversi, come se non riconoscessero più le loro origini: fra loro cordiali ma anche guardinghi verso gli altri, figli forse e purtroppo di una Nazione che ha perso molto della sua identità.
Marilù Giannone