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Uomini & “bestie”

Un vero Martire a Dacca

I “musi neri” eliminati dalla Forze Armate del Bangladesh, dopo aver torturato ed ucciso i “crociati” che non conoscevano il Corano, sono l’ennesima dimostrazione della catastrofe che può fare una qualunque religione quando diventa estremismo. Nessun paese ne è esente, sia in questo secolo, che nei secoli passati, fin dai Fenici che buttavano i bambini, per onorare il loro Dio, fra le braccia caustiche del suo simulacro.

Gli estremisti diventano fantocci di un entità astratta, che, proprio per questo, non può essere Dio, ma è invece un’ ipervalutazione della presunta potenza di essi. Potenza che riduce a nulla il soggetto perchè questi annulla i suoi simili , mentre ogni Nome di Dio vuole che essi ascendano all’infinito.

Non possono essere in ogni caso giustificati, né perchè perdono la ragione per l’astratto Nulla, né perchè si dice siano poveri invidiosi del benessere degli Stati occidentali, né soprattutto perchè sono invasati da un sentimento autoincensante e parossisitico di maschilismo: in questo caso il Corano è un’ottima scusa.

Martiri della Fede queste bestie assassine? Assolutamente no. Chi veramente è un martire, sotto tutti i Nomi di Dio, è Faraaz Hossein, musulmano ed indiano: non si è voluto salvare per cercare di difendere e liberare le sue amiche, indiane come lui, musulmane come lui, e donne. Ha preferito tornare indietro, rifiutare la burattinesca “grazia “ dei fondamentalisti omicidi, per farsi uccidere con le amiche Abinta e Tarishi. Faraaz è un vero martire, anche per la religione nostra, che vede non i veli, le ritualità ossessive, l’obbedienza radicalizzata: con tutti gli errori che essa può avere o avere avuto, mantiene centrale, ed è il suo nucleo, il fondamento dei valori dell’uomo, il significato del passaggio vitale come semina e frutto della positività, della gioia, della fiducia in Dio e reciproca fra gli uomini, in quello che l’ISIS non conosce neanche di nome, l’amore. Chi crede veramente, cristiano , musulmano o altro, crede in esso. E per aver creduto nell’amicizia fino alla morte Faraaz è un martire, non uno sgorbio armato ed urlante, ma un vero uomo che troverà non soltanto urì nel cielo, ma tutti gli uomini e le donne credenti.

Marilù Giannone