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Ut demostrandum erat

“UT DEMOSTRANDUM ERAT”

 

– Un vecchio, polveroso, manuale di esercizi di matematica applicata, concludeva la dimostrazione della soluzione di un problema con la dicitura “ut demostrandum erat” (come volevasi dimostrare), già utilizzata, nella versione greca, fin dai tempi di Euclide e Archimede.
Questa espressione calza a pennello con la situazione italiana di paese irrimediabilmente perduto, che non riesce a liberarsi della camicia di forza della corruzione, delle deviazioni di apparati dello Stato, della mafia, della burocrazia ottusa, dei privilegi e dei soprusi, se non viene totalmente sostituita la classe dirigente politica e amministrativa.
Quanto accaduto a Roma, che si ostina senza vergogna a volersi candidare per le Olimpiadi, (*) mentre campeggiano su tutti i giornali mondiali le foto del degrado, della sporcizia, del sudiciume politico, è indicativo.

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“Tavole Rotonde” a 360° tra Politica & Economia

ECONOMIA & POLITICA, nonostante il “Sol-Leone” già regnante in luglioSEMPRE AL CENTRO DEI DIBATTITI

Come i nostri Lettori e/o Visitatori avranno potuto appurare, soffermandosi sulla rubrica “IN AGENDA”, il mese di Luglio è stato denso di conferenze, dibatti e “Tavole Rotonde” su argomenti riguardanti temi politici. economici e finanziari. Particolarmente attivo è stato il Prof. ANTONINO GALLONI, Relatore in ben 4  incontri: il giorno 14 a Roma, il 18 a Vicenza, il 30 a Potenza ed il 31 a San Marino.. Nella sezione “Consul -Video” è stata inserita una video-registrazione dell’incontro svoltosi a Vicenza.

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Libero commercio tra Ue e Stati Uniti d’America. Tutelate denominazioni geografiche e PMI

I nuovi sviluppi del negoziato per un Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, Ttip) tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America, è stato l’argomento che ha visto intervenire in audizione il Viceministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, su richiesta delle Commissioni riunite Attività produttive – Agricoltura e Politiche dell’Unione Europea. Nel corso dell’audizione il Viceministro ha sottolineato gli importanti risultati ottenuti fin’ora dall’Italia, soprattutto per ciò che concerne trasparenza dei negoziati; accesso agli atti; tutela delle produzioni di qualità legate alla specificità dei territori e servizi essenziali, tutela delle PMI. Punti, questi, ritenuti dalle Commissioni X e XIV, di fondamentale importanza.

Un incontro soddisfacente, come dichiara Marina Berlinghieri, Capogruppo PD della Commissione per le Politiche dell’Unione Europea alla Camera dei Deputati «viste le informazioni che abbiamo raccolto e gli enormi passi avanti fatti rispetto alla trasparenza dei negoziati».

Per l’onorevole bresciana «grazie all’impegno del Governo italiano e alle sollecitazioni del Parlamento oggi abbiamo un mandato negoziale che, primo nella storia dei negoziati dell’Unione Europea, è stato desecretato, con possibilità di accesso agli atti da parte di diversi attori, anche se occorre affrontare meglio la questione dell’accesso da parte dei Parlamenti nazionali che, rispetto al tema, non devono esser considerati semplici stakeholder.

Positiva anche la conferma di una strategia nazionale rispetto a quelli che sono stati evidenziati dalle Commissioni come elementi di criticità. Mi riferisco, ad esempio, al tema della tutela delle indicazioni geografiche e delle Piccole e medie imprese, che come risposto dal Viceministro Calenda, saranno aiutate a mettersi in rete, a crescere ad esser protagoniste in un mercato globale. A tal fine ricorda l’onorevole PD il nostro Paese ha stanziato 260 milioni di euro per aiutare le Piccole, medie e micro imprese ad avviare i processi di internalizzazione, in modo che sia per loro più semplice entrare in una logica di libero mercato.

Anche se il TTIP, in quanto accordo di libero scambio complessivo, non va a considerare le dimensioni delle imprese, spetta a noi come governo italiano aiutare anche le realtà imprenditoriali che spesso sono produttrici di prodotti di eccellenza e grande qualità in tanti settori merceologici, a crescere e ad esser sostenute in quel percorso di internazionalizzazione, che consentirà ai nostri prodotti di arrivare sui mercati diversi.

Ancora prosegue la Berlinghieri – è da apprezzare il lavoro che il Governo, con la collaborazione del Parlamento, sta continuando a svolgere rispetto alla tutela delle indicazioni geografiche protette e rispetto al tema degli Ogm. Su quest’ultimo, il Viceministro ha assicurato le Commissioni riunite che l’accodo di libero scambio non favorirà “in alcun modo” l’ingresso di organismi geneticamente modificati nel mercato europeo.

L’accordo di libero scambio vuole facilitare l’ingresso su mercati globali di prodotti delle imprese medio-piccole al pari delle grandi multinazionali, attraverso l’alleggerimento da tutta una serie di carichi burocratici, in modo che i prodotti richiesti, soprattutto in quei settori in cui l’Italia eccelle (automotive, tessile, moda, agroalimentare) possano arrivare anche sul mercato statunitense. Credo– conclude la Capogruppo della XIV Commissione – che il lavoro serio equilibrato e organico fatto dalle Istituzioni Eu, dal Parlamento Italiano e dal Governo possa portare a rendere, come detto da Calenda “l’Europa di nuovo protagonista di quelle che sono le grandi sfide della globalizzazione anche in termini economici».

31-7-2015 a San Marino: una chiacchierata con Antonio Galloni

QUALE FUTURO PER ECONOMIA E LAVORO
Allievo di Federico Caffè, Antonino Galloni è stato direttore generale dell’osservatorio sul lavoro per il Ministero del lavoro italiano. Già dirigente industriale, dirigente del MEF, sindaco di INPDAP e OCSE, dal 2010 è sindaco INPS. E’ presidente e fondatore del Centro Studi Monetari.
Esperto di mercato, finanza, e sovranità monetaria, analizza la deindustrializzazione a partire dagli anni Ottanta. Sostiene che dalla crisi attuale si possa uscire solamente con politiche economiche espansive poggianti sul locale, nonché su politiche monetarie.
Il suo contributo è molto importante per trovare soluzioni durature ai problemi occupazionali ed economici attuali, e sarà nostro gradito ospite per ragionare su misure attuabili a San Marino

Galleria Cassa di Risparmio, Piazza Titano Città di San Marino

Convegno sulla P.A.

 

CONVEGNO sulla RIFORMA della PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Martedì 14 luglio alle ore 16,00 si è svolto un Convegno sulla Pubblica Amministrazione, a seguito dei commenti e contrasti sulla c.d. legge Madia, presso la Sala Convegni di S. Maria in Aquiro, posta su una bellissima visione dei resti del Tempio Adrianeo. dedicato a Matidia. In particolare, il dibattito ha spaziato sulla L.1577/2015 e sui confronti tra la situazione italiana  e quella europea. Il tema centrale ha riguardato la vice-dirigenza e la sua riforma, per una valorizzazione della professionalità e del merito; tema introdotto nel 2002 e poi rigettato pochi anni dopo, con il conseguente ricorso alla Corte Europea.

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GREXIT ? ! ?

Paolo Savona, J’accuse. Il dramma italiano di un’ennesima occasione perduta 

La crisi greca conferma che l’architettura istituzionale europea è difettosa e le politiche economiche che da essa promanano non consentono di attuare gli obiettivi di sviluppo dettagliatamente previsti dall’art. 2 del Trattato di Lisbona. Questa è la tesi di fondo del pamphlet J’accuse edito da Rubbettino, in libreria da pochi giorni, nel quale Paolo Savona chiama in causa Juncker, Draghi, Padoan, Visco, il Governo italiano e la Banca d’Italia accusandoli della miopia con cui affrontano la crisi europea e invitandoli a prendere atto del vero problema e a impegnarsi a cambiare i modi d’essere delle istituzioni europee per la sopravvivenza dell’euro e dello stesso mercato comune. 

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La vigilanza bancaria in Italia

UN LIBRO PER CAPIRE – “La vigilanza bancaria in Italia dall’Unità alla BCE”

A coprire una lacuna nella saggistica finanziaria e monetaria italiane è,  finalmente, giunto un interessante e necessario volume di FRANCESCO BALLETTA, professore emerito dell’Università Federico II° di Napoli. Interessante perché nelle pagine de “la Vigilanza bancaria in Italia dall’Unità alla BCE” scopriamo il percorso storico-normativo del nostro sistema bancario, da una “babele” di liberalizzazioni, ad un meccanismo di controllo sulle attività creditizie fino alla costituzione, già nell’Ottocento, di una commissione di controllo, embrione dell’attuale Consob; è , poi, un’opera necessaria , che accende un faro di approfondimento su quei temi che tanta parte hanno avuto nei fatti e misfatti della nostra storia finanziaria.

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C’è chi dice no, c’è chi dice no/ io non ci credo…

 

…eppure è così ! Sulle note della famosa canzone fu così che la Grecia strinse l’occhio al buon Vasco inconsapevole che più di vent’anni dopo avrebbe ispirato tanta veemenza nei confronti del diktat Eurocratico.

Provocazione o men che sia, il risultato parla chiaro: all’indomani del referendum Greco il 61% ha detto NO all’€, da non credere o forse sarebbe meglio di si !

E mo’?…Moplen, diceva il buon Gino Bramieri in un noto spot pubblicitario dell’epoca, altro deja vu?! Così pare, in fondo la Storia è piena di corsi e ricorsi, come anche l’economia, è una ruota…che a volte si può forare a causa di un chiodo e quel chiodo potrebbe essere proprio lei, la Grecia !

Chissà, qualcosa accadrà o forse è già accaduta e non ce ne stiamo rendendo totalmente conto, così come siamo assorbiti dal nostro presente; nel frattempo sul suo blog il fascinoso Varoufakis ha annunciato le sue dimissioni da Ministro delle Finanze ” Voglio aiutare Tsipras nelle trattative“, avrebbe dichiarato – e qualcuno ironizzza ” Perché fino ad ora cosa avrebbe fatto il centauro?” E si perché il “buon” Varoufakis almeno nei nostri notiziari appare sempre in sella alla sua moto mentre indossa rigorosamente il casco, proprio come un centauro…del resto siamo in Grecia, a bon intenditor…

Intanto oggi alle 13 è stato convocato dal Presidente del Consiglio Donald Tusk un vertice per fare il punto della situazione, mentre il nostro premier Matteo Renzi parla di cantieri, ben due, ma forse sarebbe meglio dire anche tre, quattro…il primo secondo il Matteo Nazionale è per l’appunto il cantiere Grecia, situazione molto delicata e complessa, mentre il secondo è il cantiere Europa, che si trova a questo punto in un momento altrettanto delicato date le circostanze attuali.

In buona sostanza: la Grecia starebbe mettendo alle strette l’EU attirando su sé veleni e ammirazione per un’Europa della solidarietà e non dell’austerità, come sostengono gli ellenici; del resto chi non sa che proprio in Grecia il termine Democrazia fu portato al suo apice e splendore, come potrebbero continuare ad accettare uno svisamento dal significato originario della parola?

Insomma, in un precedente articolo avevamo lasciato la questione greca alla puntata numero…proprio come le famose serie televisive tanto in voga in questi tempi di Austerità e visto che assisteremo ad un film ancora in fase di lavorazione, le riprese sono sotto gli occhi di tutti noi, per restare in tema cinematografico l’attuale situazione farebbe pensare ad una famosa pellicola del 1969 firmata da Woody Allen intitolata proprio: ” Prendi i soldi e scappa“—chissà, forse ogni riferimento è puramente casuale…

 

 

Il dramma italiano dell’ennesima occasione mancata

J’accuse
Il dramma italiano dell’ennesima occasione mancata

di Paolo Savona

Facendo seguito alla sua diagnosi delle eresie e degli esorcismi della politica economica italiana, pubblicata nel 2012 per gli stessi tipi, che ha raccolto molti consensi e ricevuto due riconoscimenti autorevoli, con questa nuova raccolta di scritti l’Autore traccia un quadro organico dei problemi urgenti che l’Italia deve affrontare al suo interno e in Europa.

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Referendum Grecia: Europa “nai” vs “oxi”

Domani, domenica 5 luglio la Grecia si troverà a prendere una decisione che potrebbe portare conseguenze più o meno gravi per l’intera Europa. Si terrà un referendum sulle recenti proposte dei creditori internazionali per affrontare la crisi economica del paese e la consultazione è stata indetta dal governo Tsipras, che ha rifiutato di accettare le ultime condizioni poste dall’Unione Europea chiedendo alla popolazione di esprimersi, e facendo campagna per il “No”. L’esito del referendum continua a essere ancora incerto, i sondaggi danno infatti a parimerito sia il “si” che il “no”.

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14-7-2015 a Roma: La Riforma della P. A.

CONVEGNO

LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Il DDL n. 1577/2015
Confronto tra lavoro pubblico in Italia e in Europa Area Quadri P.A.: ricorso alla Corte Europea

Martedì 14 luglio 2015, ore 16

Senato della Repubblica – Istituto Santa Maria in Aquiro Piazza Capranica 72, Roma

Intervengono

Andrea Augello – Senatore, Componente Commissione Affari Costituzionali del Senato Roberta Angelilli – ex Vice Presidente del Parlamento Europeo

Antonino Galloni – Economista
Fabio Frattegiani – Avvocato esperto in Diritto dell’Unione Europea

Davide Velardi – Segretario Confederale CISAL
Raffaella Micucci – Segretario Nazionale CISAL FPC Ministeri, Agenzie Fiscali, P.C.M. e Sicurezza Raffaele Pinto – Segretario Nazionale CISAL FPC Ministeri, Agenzie Fiscali, P.C.M. e Sicurezza

Rita Bontempo – Segretario Generale Feder Public Managers Giancarlo Barra – Segretario Generale Dirpublica

Conclude

Paola Saraceni – Segretario Generale CISAL FPC Ministeri, Agenzie Fiscali, P.C.M. e Sicurezza

Info: p.saraceni@cisal.org – 347.0662930 Obbligo di giacca e cravatta

Sempre più violenza: se ne parla una volta in un anno

”Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande”(cit.)

L’amore,  la dipendenza, la violenza: hanno in comune forse la  perdita della ragione?  Inteso come desiderio che deve venir soddisfatto, come se fosse l’ acquisto di un oggetto? Anni di convegni, fiumi di parole, leggi non fatte o, non applicate… sangue che continua a macchiare i nostri vestiti.

L’idea che tutto si può avere , negli ultimi anni, ha leggittimato uomini,  a prendere nonostante i rifiuti. Tutto il peggio che nei secoli passati  ci è stato confermato  dalla letteratura,oggi lo ritroviamo in cronaca neraVIOLENZA 2

La violenza è un modo per compensare la mancanza di amore?  Valgono ancora le teorie che si leggono nei  testi universitari e come lo stesso Freud afferma che”nella psicogenetica della personalità il passato determina il comportamento attuale, cosi come le forme nevrotiche dipendono da traumi e conflitti di cui spesso il soggetto è inconsapevole”?

In nome dell’amore,  sentimento  tanto forte quanto distruttivo l’uomo sfoga a volte il suo malessere  sulla donna, nei casi più gravi andiamo incontro al” femminicidio”   parola divenuta ormai, soltanto un termine per indicare un crimine qualsiasi

Con il termine femminicidio si intende: “qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.

Spesso questi atti di violenza avvengono nell’ambito del proprio nucleo familiare per opera di, padri, partner e uomini da cui ci si aspetterebbe cura e protezione; nell’ ultimo decennio moltissimi sono i figli che picchiano le madri,  . Ma cosa spinge a perpetrare queste gravi forme di violenza?

La violenza è un comportamento influenzato dalle norme e dalle regole di ogni cultura, spesso di natura patriarcale, a cui si aggiungono aspetti sociali, , tratti patologici, predisposizione all’agire aggressivo, alcolismo ed abuso di sostanze stupefacenti, sistemi legislativi e giudiziari ancora poco punitivi o inefficienti. Di solito si tratta di situazioni denunciate che però finiscono in tragedia senza essere giunti ad una soluzione.Si tende sempre a pensare che la violenza avviene, in ambienti economici sfavorevoli; negli ultimi anni, i casi di femminicidio , abusi, violenza sessuale su minori , è emerso da un mondo dove i soldi non mancano, dove in abbonda e dilaga la rabbia, il senso del possesso,   spesso la violenza è solo frutto di un narcisismo perverso, di un continuo desiderio di innamoramento, di un piacere relazionale che comporta solo parziale appagamento per il soggetto con personalità narcisistica.VIOLENZA 4

Spesso le donne accettano queste forme di violenza per dipendenza economica, affettiva, per paura, perché sperano di ritrovare ” l’oggetto perduto” riprendendo ancora un concetto freudiano, o perché e l’unica modalità relazionale che conoscono e che pensano di meritare.

 Nelle loro narrazioni emerge chiaramente come esse tendano a considerarsi inferiori e a percepire sé stesse sempre in relazione all’altro. Sono donne umiliate, che provano sentimenti di paura e vergogna con profonde ripercussioni sull’autostima.

Spesso tendono ad attribuirsi la responsabilità di ogni violenza subita e rimangono ancorate al passato come se non potessero vivere anch’esse un futuro. Altre volte vanno incontro alla morte a causa di un sistema legislativo ancora poco consono e ad una società che si rifiuta di accettare il nuovo ruolo della donna, troppo emancipata ed indipendente, o ancora ad opera di soggetti con personalità patologiche o semplicemente violente.

Sono significativi i dati dell’ultimo Rapporto Istat 2015 La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia che fa capire quanto ci si trovi di fronte a un fenomeno grave e diffuso. Secondo i dati del Rapporto, 6.788.00 donne hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5%delle donne tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre.

 I dati Istat segnalano che negli ultimi cinque anni la percentuale di donne vittime si è abbassata di due punti, passando dal 13,3 all’11,3%, ma questi numeri vanno visti in controluce, disaggregando il dato:  e così si scopre che sono aumentate, e notevolmente, le violenze più gravi, ovvero, quelle violenze dove sono state riscontrate più ferite nel corpo. Sono aumentate di quasi 15 punti percentuali, dal 26,3 al 40,2%. Però sono aumentate anche le donne che prendono coraggio: è aumentata dal 67 al 75 la percentuale delle donne che parlano con qualcuno della violenza subita, le donne che cercano aiuto presso i servizi specializzati, i Centri Antiviolenza, quelle che escono allo scoperto, mettendoci la faccia, spesso denigrate, spesso non credute, spesso abbandonate; poi di nuovo violentate e molte di loro: uccise.

La violenza di genere affonda le proprie radici in un modello culturale non ancora superato, che si alimenta e si riconduce a una disparità di ruoli dettati dal genere, a stereotipi anacronistici, tramandati di generazione, in generazione, eppure di così difficile sradicamento. Le battaglie femministe iniziate nel lontano Ottocento, che avevano portato all’attenzione le dinamiche di oppressione di genere, rivendicando una necessaria e universale parità di diritti e dignità, riecheggiano ancora oggi, quando si parla di auspicato rinnovamento culturale, di una rivoluzione sociale necessaria a smuovere quel fondo di immobilità di pregiudizi che impregna le relazioni uomo-donna, dilagando ed estendendosi a vari ambiti, a cominciare da quello più intimo, familiare, fino a giungere a quello lavorativo e a diversificati contesti pubblici.

La violenza di genere si annida e scivola sottilmente all’interno delle relazioni affettive. La letteratura internazionale parla di Verbal AbuseEmotional Abuse e Financial Abuse, riferendosi alle dinamiche quotidiane, intrafamiliari in cui si manifesta un’asimmetria di potere, che sconfina o può sconfinare in gravi situazioni di limitazione, controllo e svalorizzazione del partner, fino ad arrivare a vere e proprie minacce e intimidazioni.

Se è vero, come dimostra l’ultimo Rapporto Istat 2015, che è cresciuto il numero di donne che cerca aiuto presso i Centri Antiviolenza, è anche vero che per queste donne rimane un passaggio non semplice, che attiene alla consapevolizzazione del ciclo della violenza in cui sono coinvolte per uscirne davvero. In questo senso a queste donne viene chiesto molto: è richiesta forza e spesso “freddezza” nel riconoscere, e in un’ultima analisi, assegnare  un nome a tale vissuto devastante, agito, come le statistiche dimostrano nella maggior parte dei casi, dal proprio partner, lo stesso nel quale tanto avevano precedentemente investito.

In questo delicato passaggio sono chiamate in causa in primis le operatrici dei Centri Antiviolenza e le interlocutrici e gli interlocutori che rientrano a vario titolo negli interventi di prevenzione, sensibilizzazione e contrasto al fenomeno: è richiesta attenzione profonda, sensibilità e professionalità nell’approccio con le donne per evitare, tra i vari rischi, che subiscano il deleterio processo di “vittimizzazione secondaria”.

Sensibilità e “approccio di genere” richiamano quei mutamenti culturali che devono partire innanzitutto dalle operatrici, dalle Istituzioni e da tutti i soggetti che si approcciano al fenomeno della violenza contro le donne, le cui azioni di contrasto risultano ancora deficitarie: un gap profondo è stato individuato proprio nel Piano straordinario contro la violenza sessuale e le vittime (art.5 della Legge n.119 del 2013), presentato dal Governo lo scorso 7 maggio in Conferenza Stato-Regioni econtestato da numerosi Centri Antiviolenza e Associazioni che l’hanno giudicato “un’occasione storica persa di cambiamento”, poiché in esso il ruolo dei Centri Antiviolenza ne esce svuotato, essendo considerati “alla stregua di qualsiasi altro soggetto del privato sociale, senza alcun ruolo, se non quello di meri esecutori di un servizio”. Sorvolando sugli aspetti inerenti il sistema di governance delineato dal Piano, l’impostazione risulta essere, complessivamente, di tipo “sanitario-securitario” e le donne considerate “soggetti da prendere in carico”, in evidente contraddizione con le premesse che parlano della necessità di empowerment e con l’irrinunciabile autodeterminazione.ora non ci si è resi conto, dunque, di quanto non sia sufficiente che una donna si rivolga al pronto soccorso o sporga denuncia per uscire dal proprio vissuto di violenza. C’è bisogno invece di luoghi in cui le donne vengano accolte, si sentano realmente ascoltate e finalmente riconosciute in tutto il vissuto complesso che a fatica esse portano. Occorre capacità di comprensione e ascolto che muove dalla professionalità etica e, dall’onestà di ogni singola operatrice, tenuta a sradicare schemi concettuali acquisiti per non incorrere in “interpretazioni” arbitrarie e contaminate di un sentire che non rispecchia quello espresso dalle donne in tutti i suoi svariati significati.VIOLENZA3

 

La sfida è ardua e implica un altro passaggio obbligato, seppure ancora poco riconosciuto, vale a dire un uso corretto del linguaggio, un linguaggio che sia anch’esso “di genere”. Al di là di ogni rivendicazione o estremismo esasperato, il valore del linguaggio e l’importanza di adottarlo si rifà alla funzione propriamente semantica di esso, ovvero alla capacità di assegnare non solo un nome alle cose, ma di significare mondi e relazioni: è proprio in quest’attribuzione libera di significati che si disegnano, si negoziano o si negano anche rapporti, condizioni di uguaglianza (implicite), conferme e disconferme sociali. La negazione di declinazione al femminile per numerose professioni continua a veicolare asimmetria di ruoli, rispecchiando una forma mentis colma di retaggi culturali difficili da cancellare.

 Dall’ osservatorio sulle tendenze e sui consumi degli adolescenti

 Violenza e maltrattamento anche all’interno delle coppie di adolescenti.
  Il problema della violenza e delle prevaricazioni all’interno delle coppie di adolescenti è in continua crescita e ha importanti rivolti a livello psicologico e reazionale perché i ragazzi coinvolti sono ancora in fase di sviluppo. I dati riportati sono i risultati preliminari di un lavoro condotto in alcune scuole sul territorio nazionale che indaga l’attualissimo problema delle prevaricazioni all’interno delle coppie di adolescenti, a partire dai 13 anni di età. I dati sono stati rilevati all’interno del lavoro svolto dall’Osservatorio sulle Tendenze e sui Consumi degli Adolescenti presieduto dalla dott.ssa Maura Manca. È stato creato uno strumento che permette di rilevare differenti manifestazioni di controllo, forza e prevaricazione all’interno delle coppie, le forme di oppressione, controllo e prevaricazione perpetrate attraverso l’uso distorto della tecnologia come per esempio il controllo attraverso i social network, le minacce tecnologiche, con le chat di instant messaging, la gestione dei profili privati e altre forme legate agli oggetti tecnologici. Dato il massiccio utilizzo di smartphone, tablet e pc, le ore eccessive trascorse da questi ragazzi in rete diventa di fondamentale importanza monitorare il fenomeno anche da questo punto di vista. Il primo studio pilota è stato condotto su un campione di 562 adolescenti della provincia di Roma, proseguito poi in altre città italiane. Il campione è composto da adolescenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni (età media 16,07). Il 40,3% del campione ha un fidanzato e il 25% ha conosciuto il proprio partner su internet.

Secondo circa l’80% degli adolescenti intervistati esiste il maltrattamento tra partner anche in adolescenza e quasi il 40% del campione totale sostiene di avere un amico/a che subisce o ha subito qualche forma di prevaricazione nella coppia.

Il 13% dei ragazzi ha paura o ha avuto paura qualche volta del fidanzato/a e, il 23%, si è sentito intrappolato nella sua relazione sentimentale. Un dato molto interessante è che il 13% si è sentito maltrattato.

Un dato allarmante è che il 63% si sente solo ad affrontare questo tipo di problemi perché a scuola se ne dovrebbe parlare di più e a casa, si ha paura che i genitori non possano comprendere determinate situazioni.

Risulta fondamentale analizzare questi aspetti fin dalle prime relazioni di coppia soprattutto in termini preventivi per contrastare la violenza domestica e gli omicidi all’interno della coppia perché i segnali possono essere identificati precocemente fin dalle prime relazioni affettive.____

Gli argomenti e i rimandi alle questioni culturali sono infiniti: rimane da riflettere sul perché si arresti una rivoluzione sociale che apre ad un grado più alto di civiltà, evidentemente, allo stato attuale quasi del tutto assente.

Nel frattempo , mentre si continua a fare statistiche, nel  substrato dove nessuno vuole arrivare fino in fondo , dove si annida quel fenomeno della violenza contro le donne, il ” problema”  rimane,  tanto che, ancora continua a fare discutere l’Organizzazione Mondiale della Sanità…ma, dove troppi interessi gravitano sulla pelle delle donne

E quindi? Come difenderci? Dove trovare risposte? Si rimanda alla responsabilità di altri o, ci riprendiamo il coraggioe, il potere decisionale sulle nostre vite? Nella speranza che le nostre storie vissute,  storie di coraggio e solitudine, non vadano perse nei talk shoow televisivi,parole perse nel vento,  per  uso e consumo del politico di turno; tragedie familiari, personali, che dopo qualche ora  cedono  velocemente il passo ad argomenti che fanno audience e scalpore. Un detto popolare , raccontato da  RAFFAELE, il babbo della mia amica Rita, recita cosi:” quando un albero cade, tutti a fare legna”.

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 https://www.solideadonne.it

 Istituzione Solidea è una Istituzione di genere femminile e di solidarietà della Provincia di Roma. Istituzione Solidea nasce nel Luglio del 2004 per volontà del Consiglio Provinciale di Roma allo scopo di sviluppare interventi di sostegno a donne italiane e straniere oggetto di violenza o in condizione di disagio e ai loro figli minori, nei confronti dei quali si propone di “risarcire il danno subito” riconoscendo che sono soggetti portatori di diritti e di risorse. In tal modo la Provincia di Roma si è dotata di uno strumento gestionale ad elevata autonomia introducendo, nel panorama degli Enti locali, la prima e tuttora unica istituzione italiana di genere. Dal primo gennaio del 2015, la Provincia di Roma, in base alla legge nazionale n.56/2014, è stata cambiata, in un nuovo ente territoriale la “Città Metropolitana di Roma Capitale”. Il nuovo ente, sostituirà la Provincia nella gestione di tutte gli attivi e passivi, così come ottemperando a tutti gli obblighi derivanti da contratti precedenti. Istituzione Solidea ha elaborato e messo a punto un vero e proprio piano provinciale teso a prevenire, contrastare e combattere il fenomeno della violenza attraverso azioni concrete: promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione e alle Istituzioni; creazione di un Osservatorio provinciale per donne che subiscono violenza e i loro bambini per approfondire la conoscenza del fenomeno e per meglio progettare gli interventi, mettendo in rete i centri e gli sportelli anti-violenza di Roma e Provincia; accoglienza e ospitalità attraverso i tre centri di Istituzione Solidea a donne che subiscono violenza e ai loro bambini; prevenzione delle condotte aggressive nelle scuole superiori di Roma e provincia per, diffondere la cultura della parità, della solidarietà e del rispetto delle differenze all’interno della relazione ragazzo-ragazza; formazione degli/le operatori/operatrici sociali, sanitari, pronto soccorso degli ospedali, forze dell’ordine e privato sociale, per sensibilizzarli/le e metterli in grado di riconoscere i segnali della violenza subita dalle donne, sviluppando adeguate capacità di approccio ed inoltre acquisire conoscenze per indirizzare le donne ai servizi competenti; messa in rete tra le Istituzioni e gli/lei operatori/operatrici, che a vario titolo sono preposte alla messa in carico delle donne che subiscono violenza. Contatti Istituzione Solidea – Città Metropolitana di Roma Capitale Viale di Villa Pamphili 71/c 00153 Roma Tel. 00390667668045-4835-4938 fax 00390667667728 Email : solidea@cittametropolitanaroma.gov.it Facebook: Solidea Istituzione web site: www.solideadonne.itplurale

www.maschileplurale.it

Maschile Plurale L’Associazione nazionale Maschile Plurale è stata costituita a Roma nel maggio del 2007 e rappresenta una realtà di uomini con età, storie, percorsi politici e culturali e orientamenti sessuali diversi, radicati in una rete di gruppi locali di uomini più ampia e preesistente. I componenti dell’Associazione sono impegnati da anni in riflessioni e pratiche di ridefinizione della identità maschile, plurale e critica verso il modello patriarcale, anche in relazione positiva con il movimento delle donne. L’idea dell’Associazione è nata dopo la pubblicazione di un Appello nazionale contro la violenza sulle donne, scritto da alcuni dei promotori nel settembre del 2006 e controfirmato in pochi mesi da un migliaio di altri uomini di ogni parte d’Italia. Nel corso del 2007 si è arrivati alla costituzione dell’Associazione, come esigenza di una forma ancora, leggera, ma adeguata a un impegno nazionale più strutturato (come il lavoro per progetti, in vari contesti). Maschile Plurale, attiva in alcune regioni italiane (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia), realizza diversi interventi, quali: – la produzione di riflessioni e, di documenti con una valenza politica, sui temi della maschilità e delle relazioni tra uomini e donne, offerti alla discussione attraverso il suo sito e una pagina Facebook – gli incontri pubblici, sugli stessi temi, di sensibilizzazione e promozione culturale sul territorio – l’educazione e la formazione per le scuole, le università, gli operatori socio-sanitari e le forze dell’ordine – la collaborazione con alcuni Centri Antiviolenza, anche all’interno di reti di prevenzione e contrasto della violenza maschile sulle donne – la ricerca-azione in tema di percorsi degli uomini maltrattanti – la partecipazione ad analoghe iniziative di molte altre realtà associative e istituzionali. Contatti sito web: www.maschileplurale.it e-mail: info@maschileplurale.it

Adelfia Franchi

Il canto di speranza è diventato un “pianto”,siamo tutti sulla nave che affonda

 

 L’ IDEEA DI UN REFERENDUM IN GRECIA FA INFURIARE LA TROIKA: E, NOI IN MALAFEDE , STIAMO A GUARDARE

 Nelle acque ferme nasce la malaria, in Maremma è un detto che serve per disprezzare chi non fa, chi non reagisce. Oggi in Italia, improbabili politici in acque ferme, sputano ormai sentenze di ogni tipo. Intanto i greci se la vedono da soli e – unici finora – tentano di mettere in riga EUROGROUP.TROIKA

Cederanno su qualcosa? Per forza. Se non li lasceremo completamente soli, com’è accaduto finora, potrebbero anche riuscire a non fare passi indietro sui principi. Concederanno gli spiccioli, si accorderanno su aspetti marginali, e quando tutto sembrerà chiuso restituiranno la parola alla gente per un referendum. Se andrà bene, metteranno sul tavolo della trattativa i milioni di no agli strozzini travestiti da politici. Non so se stanno trattando anche con la Russia e non riesco a immaginare cosa ne verrà fuori, ma credo che sia ragionevole e fondata l’idea che più gente sosterrà nelle piazze la loro battaglia, più forza e coraggio troveranno per resistere e portare a casa risultati. Intanto è corsa a svuotare i bancomat, vivranno peggio di adesso? E, noi italiani?Meglio sarebbe dire l’ Italia che non c’è più, grazie all’ euro, siamo dopo la Grecia la “miseria dell’ euro”, invece di andare in piazza a manifestare con loro, andiamo al mare ad abbronzarci. La Malafede parla per noi, tornano i tempi del “non vedo, non sento, non parlo”—Insomma, se mi faccio i fatti miei è meglio—

 Un’Italia che pareva sepolta ed è tornata invece di sconcertante attualità: quella in cui, la gente civile e colta si convertì al culto della malafede.
Perché accade? E’ una costante della storia: di fronte al potere, molti si piegano. Servilismo, viltà, conformismo istintivo, calcolo senza passione,
Tempi di malafede sono oggi quelli della politica e dei suoi protagonisti. La malafede, infatti, si legge in un libro di Gerbi, «non è uno stato dell’animo, è una sua qualità» che consente a chi punta al successo, costi quel che costi, di dare il peggio di sé e venderlo come bene prezioso. Perché tutto questo funzioni, occorrono naturalmente un contesto – un sistema di potere autoritario – e gli acquirenti che in ogni tempo fornisce il mercato. Tempi di malafede sono quelli in cui c’è una crisi così profonda della politica, che chi vuole può ignorare ogni confine di natura etica e persino l’impossibilità di mettere assieme termini inconciliabili tra loro, come accade oggi con «sinistra» e «destra», che esprimono sistemi di valori antitetici e riguardano le coscienze. Può ignorarlo, però, solo chi, decide di scegliere in base al tornaconto. Scegliere, insomma, come si fa in tempi di malafede, nei quali un De Luca qualunque può disprezzare le regole di cui dovrebbe essere garante. Per lui la legge Severino non esiste, lui se ne frega e, insieme a lui chi gli permette di candidarsi,e, chi lo vota, cittadini analfabeti ignoranti e irrispettosi delle leggi, autentici corresponsabili di eleggere una classe politica , locale e nazionale attuale, che altrimenti non esisterebbe per nessun motivo.Siamo mafiosi dentro: Fortissimi con i Deboli; debolissimi con i Forti, (sopratutto con quelli che governano l ‘Europa e la Finanza mondiale).
Che strano Paese è l’Italia! Le leggi non contano nulla e gli elettori meritano rispetto solo quando le ignorano o se le mettono sotto i piedi. Dopo il Parlamento dei «nominati», eletti contro la Costituzione e diventati subito «padri costituenti», ora c’è il presidente di Regione ineleggibile per legge, che si appella al voto di chi non doveva votarlo e invece l’ha eletto E, fa ricorso al giudice.
quando si tratta di codici morali non siamo tutti uguali.SCUOLA

Penso con la mia testa, dico ciò che penso, ne pago le conseguenze ,e,il mondo della scuola che mostra i segni del lutto, ma inganna se stessa, puntando ipocritamente il dito solo sul governo e su Confindustria, un tardivo risveglio della protesta, la sconfitta della scuola viene da lontano, anestetizzato da una duplice consapevolezza.

Nel cuore e nella mente sopravvive anzitutto una certezza: ci sono momenti della storia in cui bisogna toccare il fondo, per pensare a una risalita; noi il fondo l’abbiamo toccato da tempo e l’abbiamo colpevolmente ignorato, aspettando che il Senato firmasse il certificato di morte della scuola statale. Ieri, solo ieri, ci siamo accorti della tragedia, tardi e , la rabbia esplode fuori tempo.

 I funerali della scuola pubblica si sono celebrati in forma strettamente privata, senza “bella ciao”, senza moti dell’animo e crisi d’isteria, , nel dicembre del 2010, dopo la sconfitta degli studenti, in una Roma blindata, tra ambulanze e pantere lanciate a sirene spiegate, cariche violente, fumo d’incendi e lacrimogeni e il Senato difeso a mano armata come una trincea sul Piave dopo Caporetto.

Il gioco è fatto e le generazioni di disperati non hanno valori di riferimento per immaginare un’uscita dalla gabbia non dico rivoluzionaria,ma solo “resistente”GUERRA

  E’ un sistema collettivo di potere che può sostituire i capi e dar l’idea che esistano regole e partecipazione. Si sono inventati un’egemonia culturale priva di pensiero, hanno lavorato per sostituire le leggi della convivenza civile con un’unica legge: quella della  giungla, sulla quale si regge un’economia da prima rivoluzione. Sullo sfondo, terribilmente reale, la guerra.

Adelfia Franchi

Anatocismo

Anatocismo:  la Commissione Ue chiede chiarimenti al governo > Quante sono, in Italia, le voci di costo (e le fonti di profitto per le banche) consentite nei rapporti di conto corrente? L’apparente perdita può essere compensata da tassi più elevati senza incorrere nel rischio usura?

___________intervento già pubblicato su “LEGGI – OGGI”  dall’ Avv. Roberto DI NAPOLI

La notizia divulgata sui principali organi di informazione secondo cui la Commissione UE avrebbe chiesto all’Italia chiarimenti in merito all’introduzione, con la legge di stabilità 2014, del divieto di anatocismo a partire dal 1° Gennaio 2014  lascia il dubbio che ad invocare l’intervento non siano piuttosto le stesse banche italiane che, ancora, devono finire di pagare “il conto”, nei tribunali, relativo alla restituzione degli oneri anatocistici illegittimamente addebitati nel corso di rapporti instaurati prima dell’entrata in vigore della delibera Cicr del 9 Febbraio 2000;

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Corruzione, finalmente in aula riforma codice appalti

In tempi di MAFIA CAPITALE tutto quello che porta verso la trasparenza è segnale positivo, riportiamo il comunicato stampa della Vice-presidente del Senato VaSCUOLE A PEZZIleria Fedeli.

La discussione finalmente iniziata in Senato, per il nuovo codice degli appalti, rappresenta un passaggio politico fondamentale con cui il Parlamento sarà in grado di attuare i principi espressi dalle direttive europee recepite, sostituendo il vecchio codice con un nuovo regolamento di gestione degli appalti pubblici che metta al centro la trasparenza: qualificare e ridurre le stazioni appaltanti, istituire presso l’ANAC un albo nazionale dei commissari di gara, vietare l’utilizzo della procedura del massimo ribasso per le gare di progettazione, semplificare gli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti, sono tutti punti fondamentali per cambiare e qualificare il nostro sistema, un sistema in cui le imprese dovranno e potranno garantire l’applicazione dei contratti nazionali di lavoro, il pagamento dei subappaltatori e tempi certi di consegna lavori”. 
È quanto dichiara, in una nota, la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli in merito alla discussione del disegno di legge recante delega al Governo per la riforma del Codice degli appalti, e aggiunge: 
“Seguendo i principi delle direttive europee recepite saremo in grado di superare l’affidamento di contratti attraverso procedure derogatorie, una patologia del sistema italiano fortemente legata ai fenomeni corruttivi”. 
“La trasparenza e la pubblicità delle procedure e delle gare – conclude Valeria Fedeli – costituiscono infatti quella tracciabilità indispensabile per il controllo degli appalti in tutto il loro percorso, e questo è un cambiamento fondamentale di cui il nostro Paese necessitava da tempo”.

Tareq Aziz

 

                                               Democrazia d’Esportazione

Divisa verde dell’esercito di Saddam, un viso anonimo, incorniciato dagli occhiali, dove lo sguardo mite fa pensare più al vicino di casa, al ragioniere del comune, all’amico del tresette delle lunghe giornate da pensionato.

 TAREQ AZIZ, cristiano caldeo, figura di spicco del regime iracheno, se ne è andato senza l’aiuto del boia, tante volte invocato per porre fine alla prigionia;

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Promesse non mantenute

Promesse non mantenute e debito pubblico *___________ di Torquato CARDILLI 

 Pur se affetti da smemoratezza cronica, gli italiani forse ricorderanno la sfida da gradasso che il premier fece pubblicamente, promettendo, a pena di essere chiamato buffone, il pagamento di tutti i debiti arretrati (60  miliardi) della pubblica amministrazione verso i privati entro luglio 2014, tempo poi dilatato fino al 21 settembre (giorno di San Matteo).La promessa fatta nel salotto di Porta a Porta, sull’onda dell’euforia per la vittoria alle elezioni europee, non meravigliò più di tanto lo scettico Vespa che anzi raccolse il guanto di sfida rilanciando con una scommessa, dando per certo il fallimento dell’impegno. La posta: un pellegrinaggio a piedi fino al Monte Senario.

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