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Autore: Redazione

La Corsa di Miguel Stadio dei Marmi Pietro Mennea / Roma / 25 gennaio 2015

Un ragazzo, i suoi 25 anni, i suoi sogni, la sua fine. Poi un nuovo inizio: la sorella, un primatista del mondo a casa sua davanti a un monumento di strada, un ricordo che traversa l’Oceano, unisce Italia e Argentina, diventa una scrittaAMBASIATOREMIGUEL

XVI Edizione della Corsa di Miguel

La XVI  edizione della gara nata per ricordare il maratoneta-poeta argentino desaparecido  Miguel Benancio Sanchez.  Parte dal piazzale della Farnesina e arriva nel suggestivo scenario dello Stadio dei Marmi dedicato a Pietro Mennea. Anche tanti importanti novità e un bellissimo ritorno, quello del passaggio su Ponte Milvio al km 6.

La prima metà del percorso ricalca il tracciato dello scorso anno, con l’attraversamento di Ponte Duca d’Aosta e il tratto sul Lungotevere Flaminio fino a Ponte Risorgimento. La prima importante novità è il passaggio sulla pista ciclabile dopo aver percorso il Lungotevere della Vittoria. Poi ecco Ponte Milvio, sicuramente uno dei momenti più emozionanti della corsa, oltre che uno dei simboli della storia della MiguelMIGUE10

Ultimi 3 km con il secondo passaggio su Ponte Duca d’Aosta, i due rettilinei di viale delle Olimpiadi e di via dei Gladiatori e l’ingresso nel carrabile dello Stadio Olimpico. Arrivo molto più scorrevole e lineare che in passato quindi, fino al tratto conclusivo all’interno del magnifico Stadio dei Marmi.

 

 

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Sanità in Maremma…”L’Asl 9 ha strutture di emergenza adeguate e professionisti di valore” Madonna, presidente dell’Ordine dei medici: “No alle polemiche che incrinano i rapporti di fiducia”

La chiamata  al 118 di Grosseto è stata fatta dalla casa di Pino Daniele, ma l’ambulanza con il medico a bordo è stata poi rimandata indietro, perché il paziente era partito per Roma. A ricostruire le prime tappe del malore del cantautore napoletano è l’azienda Usl 9 di Grosseto, che riferisce ai media “il contenuto delle registrazioni presso la Centrale del 118”. Qui è arrivata una chiamata intorno alle 21,15 , con una richiesta di soccorso per una persona all’indirizzo dell’abitazione di Pino Daniele.

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Gli OGM nella filiera agroalimentare: una rinuncia ragionata o un’opportunità non colta?

 Convegno “Gli OGM nella filiera agroalimentare: una rinuncia ragionata o un’opportunità non colta?” si svolgerà presso l’Istituto Superiore di Sanità, in data 10 febbraio 2015.

All’evento è prevista la partecipazione, come relatori, delle più autorevoli realtà pubbliche e private interessate alla tematica degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) nella catena agro-alimentare.

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Concerto dell’Epifania su Rai Uno. I Fuoricontrollo si esibiscono al Teatro Mediterraneo di Napoli

L’Epifania, ultimo giorno delle festività natalizie, sarà tinta con note d’autore, unendo nel cuore di Napoli, grandi artisti, provenienti da tutto il mondo per il Concerto dell’Epifania.

Il tradizionale appuntamento con la musica, proposto dall’Associazione “Oltre il Chiostro”, condotto da Veronica Maya e con la partecipazione dall’Orchestra di Santa Chiara diretta dal Maestro Renato Seri, vedrà salire sul palco del Teatro Mediterraneo, tra i big della musica, i Fuoricontrollo che si faranno portatori di un messaggio in stile pop corale.

Il brano scelto per l’occasione è infatti “Mani”, di Migliacci-Mattone, con il quale i ragazzi di Cisterna di Latina, faranno giungere nelle case degli Italiani il pensiero espresso dal Santo Padre in occasione della XLVIII Giornata mondiale della pace: «Non più schiavi ma fratelli».

Con gli ospiti di fama nazionale ed internazionale, anche i Fuoricontrollo, saliranno sul palcoscenico per uno spettacolo che intreccerà musica, tradizione, modernità, cultura e religione.

Storia e Cultura: avanti tutta

STORIA e CULTURA: avanti tutta    ___________________________di Sabina INCARDONA

In occasione dell’iniziativa del MIBACT dal nome “Domenica al museo”, ho deciso di trascorrere la giornata di domenica scorsa visitando tre siti archeologici: la Villa di Massenzio, la Tomba di Cecilia Metella e il Palatino. Questa iniziativa corrisponde alla prima applicazione della norma del decreto Franceschini, in vigore dal primo luglio 2014, che stabilisce che ogni prima domenica del mese non si debba pagare il biglietto per visitare monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali dello Stato.

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La Rai accende i riflettori sulle montagne italiane. Sabato si ripercorrerà la strada fatta da papa Wojtyla

Nuovo appuntamento con Linea Bianca (#LineaBianca) e Massimiliano Ossini che sabato 3 gennaio, porterà il pubblico di Rai Uno alla scoperta dell’Adamello, un comprensorio sciistico a cavallo tra Lombardia e Trentino.

Come nella precedente puntata non ci si fermerà alle piste e non si parlerà solo di sport. Cultura, storia, tradizioni e conoscenza del territorio saranno i punti fondamentali della trasmissione, arricchita con immagini inedite e panorami mozzafiato che il presentatore amato da grandi e piccini, condividerà con il pubblico a casa.

Con il prezioso contributo della Guardia Forestale, si riuscirà a racchiudere in una sola puntata un vasto territorio che va dalle Alpi Svizzere e Austriache al Gruppo Ortles Cevedale, a quello Adamello-Presanella.

Si arriverà a Cresta Croce, dove Massimiliano, sarà in compagnia di Lino Zani, lo stesso “ragazzo” che nel lontano 1984, ricevette al rifugio sull’Adamello gestito dai genitori, una visita sorprendente. Quella di Karol Wojtyla e dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Ad aiutare il conduttore, soprattutto in pista, ci penserà la maestra di sci Alessandra del Castello che ricorderà le buone prassi per sciare e vivere la montagna in totale sicurezza. Linea Bianca è però anche divertimento e natura. Al pubblico sarà dedicato “Scio a modo mio”, una raccolta di videoclip inviati direttamente dai telespettatori.

Non mancherà una visita alla Galleria WWI, al Museo della Guerra Bianca e una passeggiata nel Parco dell’Adamello, parte di quell’aera protetta di 250.000 ettari, la più grande delle Alpi, che è considerato il “ponte tra due parchi”. Tradizione, cultura, artigianato unite a divertimento e scenari da lasciare senza fiato, faranno comprendere a pieno il perché “la montagna resta sempre maestra di vita“.

intervista a Franco Freda

INTERVISTA  a FRANCO FREDA, pubblicata sull’ INSERTO VENETO de “IL CORRIERE DELLA SERA” del  24/12/2014, a cura di Andrea Priante

Come giudica questa Avanguardia Ordinovista? «Mi pare che sia improprio parlare di “giudizio”: parlerei solo di igiene mentale. E proprio per questo mi stupisco che ci siano dei magistrati che emettono mandati di cattura. I dementi si curano, non si catturano»

 E del  leader, Stefano Manni, che idea s’è fatto ? «Le rispondo solo per cortesia: Nessuna».

 Tra gli indagati ci sono ex di Ordine Nuovo. Li ricorda? «Gianni Nardi l’ho conosciuto a San Vittore e mantengo di lui un ricordo di persona cortese. Era un devoto della “volontà di potenza”. La sua lettura degli aforismi nietzschiani si esauriva, però, in questa parafrasi: “Non è la buona causa a giustificare una guerra ma è la buona guerra a giustificare una causa”. Rutilio Sermonti è un vecchio signore molto garbato che ebbi l’onore di conoscere nel suo gabinetto di paleontologo all’università di Roma. So che è stato un generoso miliziano nazifascista».

Qual era l’obiettivo di Ordine Nuovo? «So che le semplificazioni della cronaca mi attribuiscono un’adesione a Ordine Nuovo. Non è così. Negli anni ‘60 avevo formato a Padova una sodalità, il Gruppo di Ar, e con gli ordinovisti abbiamo avuto solo contatti occasionali. Io intendevo coniugare il verbo “volere”, loro si contentavano di sparlarsi addosso. Invocavano la rivoluzione, d’altronde era di moda: c’era chi si costruiva ottime carriere posando da antiborghese. Ma al di là delle parole quanta vanità e vuotezza».

Parliamo di estrema destra, allora. Quale doveva essere l’obiettivo? «Ho fondato le Edizioni di Ar nel ’63. Il mio proposito era e resta quello di disintossicare le anime, e quanto meno i cervelli, dai veleni della modernità».

Ha ancora senso, oggi, una destra di lotta? «Oggi più di ieri occorrerebbe assumere dei riferimenti culturali e politici diversi rispetto a quelli che ci vengono ossessivamente proposti. Se ieri c’era soprattutto un impulso ideale-ideologico e anche storico-sentimentale, oggi ci sono la coazione e l’urgenza dei fatti, la pressione e l’oppressione dei fatti, che deturpano e snaturano tutto quanto. Se rischia il collasso per colpa della propria  antimodernità una casa editrice come «Il Mulino», e nel contempo vediamo dei bipedi spintonarsi per aggiudicarsi il nuovo iPhone, la situazione è veramente di una gravità spaventosa. C’è stata la resa incondizionata alla mercatura, alla dittatura della fatuità, del soldo. E allora sa cosa le grido? Viva Togliatti, piuttosto che i commis della finanza internazionale»

Da questa nuova indagine emerge la perdita della centralità del Veneto negli equilibri dell’eversione di destra, a favore di altre zone d’Italia. Cos’è cambiato? «Mi sembra una domanda non rispettosa della globalizzazione. Tutto è centro e niente è centro, oggi. I veneti non hanno forse impiantato le loro fabbriche in Cina?»

L’organizzazione stroncata ieri si richiamava  a Ordine Nuovo. Paragone sostenibile? «A me non è mai piaciuta la locuzione Ordine Nuovo, che è il calco-traduzione della Neue Ordnung della propaganda nazista, dimenticando Gramsci, che fu il primo a impiegarla. Io mi riconosco nell’Ordine, quello con la “O” maiuscola, che non è né di ieri né di oggi né di domani, né vecchio né nuovo. È l’Ordine tout-court».

Riproviamo: Avanguardia Ordinovista sta alla sua idea di estrema destra come…  «Come certi matti che si credono la Madonna rispetto alla Cappella Sistina. Entrambi, apparentemente, trovano  riferimento nel Cristianesimo».

Eppure lei poneva le premesse della presa del potere sul disordine sociale. In fondo anche Avanguardia Ordinovista  punta allo stesso obiettivo: destabilizzare attraverso azioni di forza. «Ho l’impressione che lei voglia confondere la tattica con la strategia. Insisto: mi sembra gravissima questa confusione. Escludo che attualmente vi sia un disegno strategico in senso proprio da parte di gruppi o organizzazioni di estrema destra. Quanto alla tattica, che deve risultare in ogni caso subordinata alla strategia, non credo nemmeno che costoro siano all’altezza di pensarne e svilupparne una».

Negli anni ’60-’70 furono compiute azioni stragiste su treni, banche e piazze. Oggi nel mirino finiscono politici, magistrati ed Equitalia. Almeno in parte, sono cambiati i “nemici” per la destra eversiva? «Se negli anni ‘60 si poteva pensare di distruggere quello che non andava per creare e dare ossigeno all’Italia migliore, oggi è solo creando che si può distruggere. Sono troppo radicate certe storture, troppo endemico il contagio della corruzione, troppo lontani i riferimenti ideali alti, puri, giusti. Occorre ritornare a guardarli da vicino, riscoprirli, prima di potersi dare a una politica “in ordine”, temperata o spregiudicata che sia. I libri sono una possibilità: per questo ho ritenuto di dedicare il mio tempo alle bozze dei testi di Ar ripetendomi “ogni riga è profitto”. Un’altra possibilità, è osare l’utopia di Tommaso Campanella: cercare di generare esseri migliori, che sappiano inventarsi un modo per restituire all’avventura umana la “maraviglia”».

La violenza è giustificabile, se l’obiettivo è l’instaurazione di un nuovo ordine sociale? «Sono un monaco gentile, non brandisco la “spada di Satana”. Ma già prima le ho detto che, nel dominio ideale in cui mi riconosco, l’aggettivo “nuovo” non può attaccarsi al sostantivo “ordine”. Si immagini poi se ci vuole appiccicare anche il sociale…».

31-12-2014 a Roma: Capodanno a L’Universale

Appuntamento a L’UNIVERSALE per trascorrere alcune ore insieme in attesa del nuovo anno. La serata si svolgerà con un tradizionale cenone a base di due primi fumanti (gentilmente forniti dallo chef Micci) preceduti da antipasti e vini rossi, rosati e bianchi. Seguiranno secondi e contorni. Cotechino e lenticchie di regola, frutta e dolci natalizi. Il gruppo musicale swing “Absolue Jazz Trio” suonerà per gli intervenuti i più bei motivi degli Anni ‘ 30, ’40, ’50, ’60. Una piccola sorpresa dopo la mezzanotte.

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I Lupi della Foresta – (Ediz. L’Assalto)

I LUPI della FORESTA – Con i combattenti baltici per la libertà 1947-1950 (L’Assalto Edizioni  — collana Uomini ribelli) di INGO PETERSON

___________________________________recensione di Maurizio BRGONZINI

 Maurice Bardèche, amico e poi anche cognato di Robert Brasillach, ha svolto nel secondo dopoguerra una lunga e proficua attività di saggista, giornalista e critico d’arte tanto che, alla sua morte nel 1968 Jean Marie Le Pen  ebbe a definirlo “un profeta della rinascita Europea, per la quale ha a lungo sperato”. Tra le sue opere tradotte e pubblicate in Italia va ricordata, anche se scritta in collaborazione con altri studiosi, tra i quali va citato almeno  François Duprat, “I fascismi sconosciuti” (edito nel 1968 da Il Borghese e anni dopo ripubblicato  da Ciarrapico) una sintesi storico/ideologica dei “fascismi”  di tutto il mondo in cui veniva ricordata la lunga, eroica opposizione armata dei popoli baltici all’invasione sovietica.

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una biografia su Giorgio Almirante

“ALMIRANTE. Biografia di un fascista
di ALDO GRANDI (Ediz. Sperling & Kupfer)

UNA RECENSIONE  di  MAURIZIO BERGONZINI
con brevi “note a margine” di Giuliano Marchetti

Nel momento in cui nei mezzi di comunicazione tiene banco la vicenda della “mafia capitale” trovo postata,   da un suo interlocutore, nel profilo FaceBook di Alemanno questa citazione di Giorgio Almirante: “se uno ruba merita la galera, se lo fa uno di noi merita l’ergastolo”. Citazione che, oltre a esprimere la reazione immediata di un determinato ambiente a tali sconsolanti vicende mostra come, a venticinque anni dalla morte, permanga ben vivo il mito del Segretario missino.

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Trasgressioni Culturali …..

Un  “DIORAMA”  non politicamente corretto  e “TRASGRESSIONI” culturali  

 

Da una newsletter di MARCO TARCHI : –  A fine ottobre ha definitivamente chiuso i battenti la tipografia in cui, dal dicembre 1974, sono stati stampati La voce della fogna, Diorama, Trasgressioni, i nostri libri ecc. La notizia ci è stata data piuttosto in ritardo, ma con l’assicurazione che ci sarebbero stati forniti gli strumenti e la consulenza tecnica per proseguire la collaborazione con una nuova società erede della precedente.

Purtroppo, presto sono subentrati vari guai – il collasso prima di un computer, poi di un video, con cui gestivo il programma d’impaginazione delle riviste. Essendo materiale datato, sostituirlo non è agevole e, a tutt’oggi, non ci siamo riusciti. Ciò spiega perché, dopo il n. 321 di Diorama e il 58 di Trasgressioni, non sono usciti altri numeri delle riviste.

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Un poeta americano sul lago di Como

Segnalazione libraria:

UN POETA AMERICANO SUL LAGO DI COMO

Ezra Pound, Carlo Peroni e il “Broletto” (1937-1938)

di Maurizio Pasquero

 

L’attività pubblicistica di Ezra Pound, sulle testate più varie e da un capo all’altro del mondo, fu sempre copiosa e incessante. Dal 1924 stabilmente in Italia, a Rapallo, alla fine del 1937 è attivo nella redazone di “Broletto”, rivista lariana alla quale collaborerà per una breve ma intensa stagione. D’intesa col suo direttore e fondatore, il gallerista-collezionista Carlo Peroni, Pound chiamerà a sé alcuni critici e scrittori di fiducia, taluni suoi collaboratori in precedenti inizaitive, Ubaldo degli Uberti, Lina Caico, Edmondo Dodsworth, John Drummond e, buon ultimo, il critico e traduttore veneziano Carlo Izzo, tra i maggiori anglisti del Novecento. Questo ensemble rivestirà un ruolo particolare nell’economia del mensile, ritagliandosi con la rubrica “Servizio di comunicazioni” un angolo privilegiato dal quale “dare ampia notizia di pochi e selezionati libri stranieri che non hanno ricevuto una adeguata attenzione da parte della stampa commerciale dei loro Paesi (…), opere che rivelano un particolare interesse per la loro forza provocatoria o che posseggono un valore permanente“. L’avventura poundiana a “Broletto” durò dodici mesi esatti, l’intero 1938, anno fatidico del Patto d’Acciaio e delle scellerate leggi razziali. Il saggio ne ricostruisce la storia, avvalendosi di molti documenti ienditi – tra cui l’intero carteggio Pound-Peroni – che consentono di aprire una significativa finestra sul “clima mentale” del Poeta americano in quell’inquieta vigilia di guerra.
(tratto dalla terza di copertina del libro)

 

Maurizio Pasquero si occupa di anglistica e di storia e cultura del mondo celtico. Ha in corso studi sulla diffusione in Italia, nei primi decenni del Novecento, dei maggiori autori del “Rinascimento iralndese”, William Butler Yeats, Lady Augusta Gregory e John Millington Synge. Ha scritto sulle attività letterarie di Ezra Pund nella Penisola – come pure sulla ricezione dell’opera di James Joyce nel nostro Paese – per il tramite del prosatore, critico e traduttore comense Carlo Linati nel periodo tra le due guerre mondiali.
Su quest’ultimo, nel 2010, ha organizzato a Varese la giornata di studi “Irlanda e Lombardia sorelle senza saperlo: Carlo Linati tra Irish Renaissance e rivoluzione joyciana” e ha curato l’antologia Belli Spiriti d’Irlanda(Terra Insubre). Collabora alla rivista “Studi Irlandesi – A journal of Irish Studies” dell’Università degli Studi di Firenze. Nel 2012 ha dato alle stampe il saggio di storia sociale e archeo-militare “I Celti della Valle del Po negli eserciti di Roma” (Il Cerchio).
Per contatti: maurizio@mauriziopasquero.it
Il libro, edito dalle edizioni Agorà & CO., può essere ordinato inviando una mail di richiesta a segreteria@terrainsubre.org.
Il costo del testo è di euro 15,00, oltre spese postali.

“Storie senza un Titolo” – intervista agli autori

 “STORIE SENZA UN TITOLO” – Un’inchiesta di Rosa Carbone e Sandro Valletta sul mondo del disagio, redatta in piccoli racconti. Un Libro intenso, emozionante, che fa restare col fiato sospeso, dedicato a chi ci vive accanto … ma di cui non ci accorgiamo. E’ un’opera che si legge col cuore, non con gli occhi !  quasi una breve enciclopedia del disagio sotto tutte le sue accezioni

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INTERVISTA CON GLI AUTORI

Professor Valletta, quando siete stati “senza fissa dimora” o a contatto con i “margini” della collettività’ per redigere questo Libro? Tra il dicembre 2007 e il gennaio 2013.

Ma il libro, nato da questo vostro reportage durato 6 anni finalmente e’ stato pubblicato? Il lavoro è rimasto nel cassetto per qualche anno volutamente perche’, insieme alla mia Collaboratrice Rosa Carbone volevamo affrontare la problematica interamente,senza tralasciare alcun aspetto,sperando esserci riusciti…Nel 2008 è uscito “REMO GASPARI: UNA VITA AL SERVIZIO DELL’ITALIA” e gli Editori hanno deciso di farmi “riposare” un po’…..anche se non mi sono fermato perche’ ho pubblicato due Monografie,dal Titolo “IL DIRITTO DI FAMIGLIA NELLE FAMIGLIE IMMIGRATE” ed “ESTRADIZIONE,ESPULSIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI”,per una Collana di dieci volumi sul Diritto dell’Immigrazione,cui sono Docente a contratto,edita da Aracne Editrice di Roma,ed in piu’ con altri Colleghi abbiamo redatto un e-book dal Titolo “MIGRAZIONI E MIGRANTI” per il quale ho scritto un Saggio di 74 pagine dal Titolo:“LO STRANIERO: IDENTITA’ E DIRITTI” e ancora un altro su un Manuale di Criminologia, di prossima pubblicazione a cura del Criminologo Gianandrea Serafin, su “LA TRATTA DEI MINORI STRANIERI” che porta sempre la copertina di un’Opera di Rosa CARBONE dal Titolo:”NON AVERE PAURA!!!”….

Perché avete scelto la strada? L’interesse è nato dalle Esperienze precedenti,durante gli anni in cui ho redatto i miei quattro libri a tema,perche’ ho sempre pensato che per raccontare le“storie” di queste Vite di “scarto”, con le virgolette, bisogna viverle “on the road”, insieme ai Protagonisti.

Perché in varie Città’? Perché le varie Metropoli italiane e Roma,che contiene la maggior parte delle Storie di Vita riportate,sono le Capitali dell’emergenza,sotto tutti i punti di vista, e degli interstizi dove queste Persone bruciano le loro Esistenze e dove puoi ricavare tutto il Materiale che serve per la tua indagine.

Mi racconta l’inizio di questa esperienza? Ogni volta che tornavo dalla mia Collelongo,per gli studi universitari,mi incuriosiva tutto quel brulicare di Gente con facce strane. Fondamentalmente la maggior parte del Lavoro è girato attorno Termini, la stazione ferroviaria centrale di Roma. L’idea iniziale era di un viaggio nel mondo della sofferenza,cosi’ avevo titolato nella bozza il mio primo Libro, di poche “centinaia di metri”. Però paradossalmente in quei pochi metri attraversavi molte frontiere; significava raccogliere le infinite storie di chi viveva per strada.

Signora Carbone, l’aspetto più difficile di questa vita? L’isolamento, l’abbandono, le motivazioni che ti portano alla deriva.

Alle persone che incontravate lo dicevate che eravate un docente universitario e scrittore e la sua collaboratrice? Era chiaro che non sembravamo due persone finite in mezzo alla strada. Ascoltavamo le storie il giorno, le registravamo di nascosto e le “sbobinavo” la sera come una Studentessa modello….

Come siete stati accolti? Di tutto di più, dal rifiuto totale passando per la paranoia fino alla massima accoglienza. Un pomeriggio ci siamo trovati coinvolti in una mezza rissa all’ostello della Caritas,in via Marsala, e la sera eravamo Termini con tre persone che ci hanno fatto un poco da Cicerone portandoci in spazi sconosciuti ma da Loro molto frequentati.

Mi parla di loro? Ti menziono qualche storia: c’ è un ex Professore di Filosofia, simpaticissimo, che dopo il lutto per la perdita della moglie, con un figlio drogato che abita nelle Marche, piano piano si è lasciato andare fino ad arrivare in mezzo ad una strada; però ancora lucido e colto. Accanto a Lui un altro distinto Signore con la vita annegata nell’alcool e con quattro figlie affidate ai servizi sociali. E poi c’era Francesco, un “borgataro”, come ama definirsi Lui, che fin da ragazzo  ha sempre girato intorno alla strada che poi si era anche sposato ma gli sono venute a mancare sia la Moglie che la Madre e quindi gli e’ stata tolta la casa popolare e si e’ ritrovato in mezzo alla strada.

Professore, dopo quanto illustrato dalla Carbone, altri incontri?  Potrei citare la storia di Misha, una curda irachena che incontrai alla mensa di Colle Oppio appena arrivata dalla Libia su un camion e che si stava organizzando per andare in Francia o del prete pedofilo che mi ha confessato …………

Insomma, un ventaglio di motivazioni e aspirazioni che ti fa finire in strada. C’è chi e’ in uno stato di povertà estrema e che, sebbene viva questa realta’,ha delle energie e coltiva delle ambizioni per il futuro. Accanto a questi,pero’, ci sono altri, specie i nostri connazionali, per i quali la situazione di disagio non è la causa del finire senza casa o per la strada ma l’effetto di un vissuto.

Un paesaggio umano composito, vero sign0ra Carbone? Oltre a casi un po’ più estremi, sulla strada vi finiscono i classici 50enni che si trovano soli e abbandonati e molti “internati” negli ex manicomi dopo l’abolizione della Legge 180.

Ma nella pratica come si dorme in strada? Molto semplice, si prendono dei cartoni o, se più  fortunati, delle coperte che distribuiscono i Volontari e ci si stende per terra.

Cosa altro si valuta? Capire se valga la pena stare da soli o no, se stare con quelli del proprio Paese o no, anche in strada si ricreano meccanismi sociali consueti.

Professore,ma non fa paura dormire alla mercè di chiunque? La prima notte sicuramente non dormi perche’ hai paura. La seconda sei stanco.Ma questo e tutto il resto è relativo per chi non ha nulla da perdere o un posto per riposarsi e in cui “tira meno vento…”.

Ma la violenza è presente? Mai successo aver assistito o di essere stato aggredito di notte. Pero’ ho sentito tante storie di pestaggi ma molto più legati al controllo del territorio, per esempio per chi chiede elemosina o per un posto dove “parcheggiarsi”. In strada, come ben sai, c’è la legge della forza.

Come ci si sfama? Fondamentalmente alle mense. Spesso passano i volontari con i panini,dolci e bibite calde. Ma d’inverno il problema grosso è solamente il freddo.

Per lavarsi? A Roma e nelle altre città, ci sono dei punti doccia aperti ogni mattina. C’è chi ci va e chi invece non si lava e rimane in strada in condizioni pessime. Sono quelli i casi più gravi da segnalare agli operatori sociali.

I suoi “compagni di strada” in che condizioni erano? Erano vestiti normalmente. Quelli stracciati, che puzzano, sono pochissimi. La maggior parte ci tiene a non essere identificabile. Immagino che le persone che passano non pensassero che vivessimo quella realta’.

Sig.ra CARBONE,e’ un’esperienza che rifarebbe? Lo rifarei,perche’,forse,e’ un’ esperienza da rivivere giorno per giorno….

Se, a cos’altro state lavorando? Alla redazione di un altro Testo,L’UNITA’ FAMILIARE E TUTELA DEI MINORI STRANIERI”, che pensiamo di pubblicare per il mese di giugno e che reca ancora come copertina un’Opera della Sig.ra CARBONE corredato da alcuni scatti da Lei impressi sul telefonino………ùà

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“STORIE SENZA UN TITOLO”  E’ UN’OPERA CHE SI LEGGE COL CUORE, NON CON GLI OCCHI!  La copertina e’ un’ opera dell’autrice Rosa Carbone.

E’ tutto da buttare il mondo diverso di chi vive di espedienti,si vende per un po’ di soldi o cerca di tirare avanti come può ?

“ E’ BELLO PERDERE!!!”. Ogni esperienza,anche la più infelice, nasconde lezioni di vita valide come insegnamenti: indimenticabili perché vissuti in prima persona. A contatto con queste storie di Uomini e Donne che la società “normale” tende a rifiutare o ghettizzare, siamo riusciti a carpire confessioni che possono suggerire un senso, una direzione al nostro cercare, alle piccole dissennatezze quotidiane….

ECCO I LINK PER ACQISTARE L’EBOOK (prezzo di copertina 2 euro)

https://www.amazon.it/Storie-senza-titolo-Rosa-Carbone-ebook/dp/B00R22QBRK/ref=sr_1_cc_1?s=aps&ie=UTF8&qid=1418755942&sr=1-1-catcorr&keywords=Sandro+valletta

https://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/didattica-e-formazione/storie-senza-titolo-ebook.html

 

 

Agricoltura sempre più in mano alla criminalità

Agricoltura: la mano della criminalità si allunga sulle campagne. Un “business” da 50 miliardi l’anno, tra racket, usura, agropirateria, furti e controllo delle filiere

La Cia presenta a Roma il Rapporto sulla legalità e la sicurezza 2014 in collaborazione con la Fondazione Humus: otto reati ogni ora, più di 350 mila gli agricoltori coinvolti. Le mafie cercano di accrescere i propri affari illeciti esercitando il controllo su tutto il sistema agroalimentare, dai campi all’intermediazione dei prodotti fino alla tavola. Il presidente Scanavino: serve un’azione congiunta aziende, istituzioni, forze dell’ordine, magistratura. Rendere sempre più veloce ed efficiente l’assegnazione dei beni confiscati.IMG_20141218_124630

 (foto:ROBERTO BATTAGLIA,l’ imprenditore CHE HA DENUNCIATO la mafia, ora sotto scorta)

L’agricoltura è sempre più spesso nel mirino delle mafie. Dall’agropirateria alle truffe sulla Pac, dal caporalato al saccheggio del patrimonio boschivo, dall’usura al controllo delle filiere agroalimentari, la piovra della criminalità organizzata allunga i tentacoli sul comparto “coltivando” un business da 50 miliardi di euro l’anno, pari a quasi un terzo dell’economia illegale nel Belpaese. La denuncia arriva con il Rapporto sulla legalità e sicurezza 2014 della Cia-Confederazione italiana agricoltori, in collaborazione con la Fondazione Humus, presentato oggi a Roma all’Auditorium “Giuseppe Avolio” della Confederazione.

            L’infiltrazione nel settore primario di “Mafie Spa” produce più di 240 reati al giorno, praticamente otto ogni ora, e mette sotto scacco oltre 350 mila agricoltori -si legge nel rapporto-. Il fenomeno, fino a pochi anni fa concentrato soprattutto nelle regioni del Sud, ora si sta espandendo a macchia d’olio in tutt’Italia, Nord incluso, con un raggio d’azione che è sempre più ampio e dilatato. La lista dei reati perpetrati nelle campagne è lunga e ha un conto pesante: non ci sono solo i 14 miliardi l’anno delle agromafie in senso stretto, vanno aggiunti i 4,5 miliardi calcolati tra furti e rapine; e poi i 3,5 miliardi del racket e i 3 miliardi dell’usura; e ancora 1,5 miliardi per le truffe all’Unione europea e 1 miliardo solo per la contraffazione alimentare in Italia; infine 1 miliardo per le macellazioni clandestine e quasi 20 miliardi di euro legati alle ecomafie tra abusivismo edilizio, discariche illegali e incendi boschivi dolosi.

            “Attraverso il controllo nelle campagne -ha sottolineato il presidente della Cia, Dino Scanavino- le mafie cercano di incrementare i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera agroalimentare, dai campi agli scaffali del supermercato. Non c’è più in gioco solo il potere su un determinato territorio, la criminalità organizzata vuole far fruttare i patrimoni, introducendosi in quei comparti ‘anticrisi’ che si stanno dimostrando sempre più determinanti per la ripresa dell’economia nazionale, come appunto l’agroalimentare”.

            Ciò che emerge, anche dal Rapporto Cia-Humus, è l’estensione e la ramificazione operativa dei clan interessati e i legami ormai consolidati tra cosche campane, calabresi, siciliane e pugliesi per poter meglio presidiare il settore su una scala di livello industriale. Un “presidio” che avviene tramite l’accaparramento dei terreni agricoli, l’intermediazione dei prodotti, il trasporto e lo stoccaggio fino all’acquisto e all’investimento in bar, ristoranti e centri commerciali. “Ma gli effetti sono devastanti -ha spiegato Scanavino- perché questa presenza mafiosa ‘strozza’ il mercato, distrugge la concorrenza e instaura un controllo basato sulla paura e la coercizione. Le organizzazioni criminali, infatti, impongono i prezzi d’acquisto agli agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica, utilizzano proprie ditte di trasporto, possiedono società di facchinaggio per il carico e scarico e arrivano fino alla tavola degli italiani, mettendo a rischio la salute dei cittadini e minando la credibilità dei prodotti italiani, con l’ingresso nella Gdo e nella ristorazione”.IMG_20141218_114001

            Ecco perché ora più che mai serve un forte impegno comune, azioni e strategie il più possibile condivise, per sconfiggere questa “piaga” che distrugge il tessuto sano e produttivo dell’imprenditoria italiana. Tenendo conto anche del fatto che l’agricoltura spesso mostra maggiori elementi di vulnerabilità, legati a quelle caratteristiche e inevitabili forme di “isolamento geografico” dei luoghi di lavoro e del livello di fragilità degli addetti. “La situazione è davvero grave. Non c’è settore dell’economica che non sia finito tra i tentacoli della criminalità organizzata -ha osservato il presidente nazionale della Cia-. Tantissimi sono gli imprenditori che, purtroppo, fanno i conti con il racket, con l’usura, con i furti e le rapine, con le estorsioni e le minacce. Senza contare i danni economici e d’immagine inaccettabili che i produttori e tutta la filiera di qualità pagano per colpa dei falsi e delle sofisticazioni alimentari”.

Per questo oggi serve una sorta di “rete” per contrastare la criminalità organizzata: “Bisogna mettere insieme tutte le associazioni di categoria e instaurare un rapporto continuo e costruttivo con le istituzioni, con la magistratura e con le forze dell’ordine”, ha detto Scanavino, a cui unire un cambiamento anche di carattere legislativo “rendendo sempre più veloci ed efficienti le norme per l’assegnazione e il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia”. Solo così, “colpendoli negli interessi economici -ha chiosato il presidente della Cia- è possibile debellare questo ‘cancro’ odioso che sta corrodendo sempre di più la nostra economia”.