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Report Caritas sulla povertà

  •  Report su povertà ed esclusione sociale di Caritas Italiana

Il Report su povertà ed esclusione sociale che Caritas Italiana ha pubblicato il 17 ottobre, Giornata Mondiale di lotta alla povertà, disegna uno scenario reale della situazione che milioni di persone vivono nelle nostre città. Vi diamo una sintesi del report che in forma integrale si può leggere suwww.caritas.it

 

1. POVERTÀ, TERRA DI NESSUNO. UTOPIE E ATTESE PER L’EUROPA DEL 2020

Nel 2012 un totale di 124,2 milioni di cittadini europei erano a rischio di povertà ed esclusione sociale. Sono 9,3 milioni i cittadini europei che soffrono di povertà ed esclusione sociale, in base agli indicatori Eurostat.

Rispetto all’obiettivo dell’UE di eliminare il rischio di povertà o esclusione sociale per 20 milioni di persone, i dati riferiti al 2012 ci dicono che solo sei Paesi hanno raggiunto o appaiono molto prossimi al proprio obiettivo nazionale (Olanda, Repubblica Ceca, Germania, Portogallo, Polonia e Romania), mentre almeno nove Paesi, tra cui l’Italia, sembrano molto lontani dal raggiungimento dell’obiettivo. L’obiettivo fissato per il 2020 dal nostro Paese è quello di ridurre di 2 milioni 200mila unità il totale complessivo di persone a rischio di povertà o esclusione sociale. Nel corso degli anni la distanza dell’Italia dall’obiettivo prefissato è andata aumentando: nel 2010, secondo i dati Eurostat, il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale in Italia era pari a 14.757.000 unità. L’uscita dallo stato di povertà di 2 milioni 200mila persone entro il 2020 porterebbe il totale di persone povere alla cifra di 12 milioni 557mila unità. Ma la situazione è diversa: in termini assoluti, dal 2010 al 2013 i poveri in Italia sono aumentati di 2 milioni 569mila unità: una cifra maggiore dell’obiettivo assoluto di “poveri in meno” previsto dal nostro Paese per il traguardo del 2020. Il Poverty Gap EU-2020, ossia la distanza dell’Italia dall’obiettivo del 2020, è ormai pari ad oltre quattro milioni e mezzo di persone.imagesP ASSOLUTA

2. IL CASO ITALIA: UNA POVERTÀ OLTRE GLI ARGINI

In Italia nel 2013 le persone in povertà assoluta risultano essere 6 milioni e 20mila; le famiglie 2 milioni e 28mila. L’incidenza della povertà risulta in continua crescita, attestandosi oggi al 9,9% per gli individui e al 7,9% per le famiglie. Dal 2007 (anno che anticipa lo scoppio della crisi) ad oggi i livelli di povertà risultano più che raddoppiati, palesando così tutte le difficoltà di un Paese che non conosce segnali di ripresa. I dati della statistica ufficiale consentono di evidenziare almeno due elementi: si sta assistendo ad una recrudescenza delle ormai note situazioni di criticità; accanto alle vecchie e irrisolte situazioni se ne aggiungono delle nuove, che definiscono inediti percorsi di impoverimento.

Di particolare gravità è la “questione meridionale”. Il Sud, che prima della crisi evidenziava

situazioni di svantaggio, sembra vivere adesso situazioni di autentico dramma sociale. Oggi nel Mezzogiorno le persone che non riescono a far fronte a quelle spese base, che garantiscono una vita dignitosa, sono il 14,6% del totale (il 12,6% delle famiglie). In termini assoluti si contano in queste aree oltre 3 milioni di incapienti, praticamente la metà dei poveri di tutta la nazione. Tuttavia non è solo il Mezzogiorno a registrare segnali negativi. Le aree del Centro e del Nord in poco più di un lustro hanno visto praticamente raddoppiare il peso dei poveri sul totale della popolazione. Infine se fino a qualche anno fa le categorie più vulnerabili erano perlopiù le famiglie di anziani, i nuclei con 5 o più componenti, le famiglie con disoccupati. Oggi a queste se ne aggiungono di nuove: nuclei di giovani, famiglie con uno o due figli, famiglie il cui capofamiglia risulta occupato (le cosiddette in work poverty).imagesCARITASS

3. LA POVERTÀ LETTA DAI CENTRI DI ASCOLTO “CARITAS”

Da gennaio a giugno 2014 si sono rivolte ai Cda inclusi nella rilevazione 45.819 persone .

Si registra un forte aumento dell’incidenza degli italiani tra gli utenti Caritas.

Tra gli assistiti oggi quasi uno su due è di nazionalità italiana (esattamente il 46,5%). Solo un anno fa, nel primo semestre 2013, la percentuale si attestava al 31,1%. È soprattutto il Mezzogiorno a registrare l’incremento più evidente: in queste zone gli italiani rappresentano il 72,5%. In termini di età prevalgono i giovani adulti della fascia di età 35-44 (27,1%) e di quella 45-54 (26,0%).

Tra gli stranieri risulta più alta l’incidenza degli under 34; tra gli italiani al contrario è più elevato il peso degli over 55. Rispetto alla condizione occupazionale prevale chi è in cerca di un’occupazione (il 62,7% del totale).

Diminuisce nel corso degli anni il peso degli occupati. Tale tendenza può essere letta come una conseguenza del calo di occupazione che sta vivendo il nostro Paese e che produce effetti ancor più negativi su chi, già prima della crisi, viveva situazioni di fragilità sul fronte lavoro: precari,working poor, lavoratori saltuari.

Come un anno fa prevalgono i bisogni legati a situazioni di povertà economica: più di un utente su due (il 54,3%) ammette di vivere in uno stato di deprivazione. Tali situazioni vissute in modo analogo da italiani e stranieri coincidono spesso con l’assenza di un reddito o con un livello di reddito insufficiente.

Seguono poi i problemi occupazionali (45,0%) e abitativi (20,1%).  

Tra gli italiani non irrisorie le situazioni di chi vive disagi e vulnerabilità familiari (15,9%). Rispetto agli interventi prevale l’erogazione di beni e servizi materiali (56,3%); tra questi spiccano in particolare la distribuzione di viveri e di vestiario e i servizi mensa.

La seconda voce di intervento è quella dei sussidi economici, in particolare: pagamento bollette, contributi per le spese di alloggio, acquisto di generi alimentari, sostegno per le spese sanitarie. Tra gli interventi realizzati, alto è anche il peso delle attività d orientamento, in crescita rispetto al passato; a beneficiare di tali servizi sono soprattutto i cittadini stranieri, presumibilmente i più fragili sul fronte amministrativo-legale. In molti, infine, hanno beneficiato dei soli interventi di ascolto, magari in profondità e reiterati nel tempo.

Dati raccolti nel corso nel primo semestre 2014 provenienti da 531 Cda (18,7% del totale) in 85 diocesi (38,6% del totale)

4. LE RISPOSTE ANTICRISI MESSE IN ATTO DALLE CHIESE LOCALI

Nel corso del 2013 Caritas Italiana ha supportato le Caritas diocesane, con sostegni economici ad hoc, nella realizzazione di interventi di contrasto alla crisi economica in atto. Il peggioramento delle condizioni economiche di molta parte della popolazione ha reso necessario potenziare gli interventi di supporto in ordine soprattutto ai seguenti ambiti: abitazione, lavoro, spese di prima necessità, sostegno al credito. Da giugno a dicembre 2013, ha presentato richiesta di rimborso il 76% delle Caritas diocesane.

Fra le tipologie di spese sostenute, la prevalente risulta essere quella dei contributi al reddito, che assorbe il 39,6% dell’ammontare complessivo di spese rimborsate, seguita dall’acquisto di beni di prima necessità (32%). In modo particolare, al Sud hanno prevalso nettamente le spese destinate alla costituzione di fondi di garanzia presso istituti bancari per la realizzazione di attività di microcredito all’erogazione di contributi al reddito e per il sostegno alle esigenze abitative. Mentre al Nord risultano prevalenti le spese per i voucher.

5. POLITICHE DEBOLI, IN UN ORIZZONTE TEMPORALE POCO DEFINITO.

LO STATO DELLE POLITICHE DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ IN ITALIA

Il 2015 non sarà, per il nostro Paese, l’anno della svolta. Il quadro economico è segnato da indicatori ancora più negativi degli anni precedenti. Una Europa, secondo la BCE, con una ripresa stentata, e il nostro Paese tendenzialmente in deflazione, con tassi di disoccupazione al più stabili ed effetti ambivalenti delle politiche governative in tema di rilancio dell’economia. Ma anche le misure specifiche anti-crisi finora introdotte non hanno generato effetti rilevanti (poco meno che una famiglia in povertà assoluta su quattro ha avuto il “bonus di 80 euro mensili” introdotto dal Governo Renzi).

A meno di ulteriori sviluppi finora non annunciati, l’onda delle povertà assoluta al 10 per cento nel nostro Paese verrà contrastata dal probabile rifinanziamento della social card tradizionale, dalla prosecuzione delle sperimentazioni previste già dal governo Letta, dall’avvio progressivo dell’utilizzo delle risorse del FEAD, il nuovo fondo europeo per sostenere i cittadini sprovvisti di beni essenziali. A nostro avviso, queste misure non sono in grado di prendere in carico le povertà vecchie e nuove del Paese, e questo anche a causa del carattere eccessivamente categoriale di molti di tali provvedimenti, limitati a segmenti di famiglie in condizioni di disagio. Inoltre, il carattere sperimentale di molte novità legislative rischia di trasformarsi in un alibi per perenni strategie dilatorie, di rinviata presa in carico istituzionale del problema della povertà e dell’esclusione sociale in Italia.

Condividiamo la necessità espressa dal ministro Poletti di un piano nazionale di contrasto alla povertà, a patto di rispettare alcune cautele: avviare un lavoro di consultazione con la comunità civile, i soggetti sociali e istituzionali; comunicare in modo trasparente i risultati delle sperimentazioni; definire le tappe di una roadmap in grado di qualificare in senso sussidiario il sistema di protezione sociale territoriale; fondare sempre le nuove proposte su attività di studio, in grado di quantificare i fabbisogni sociali dei diversi territori.

A quest’ultimo riguardo, pesa la scomparsa della Commissione nazionale di indagine per l’esclusione sociale, provocata dai tagli al bilancio del Governo Monti, e di altri luoghi di consultazione sociale e scientifica, in grado di superare pregiudizi e luoghi comuni sulla povertà.

Per tutte queste ragioni Caritas Italiana ha promosso – insieme ad altri soggetti sociali e forze sindacali – l’Alleanza contro la povertà in Italia, allo scopo di sensibilizzare il Paese su questo tema e proporre una nuova misura

di contrasto universale ai fenomeni connessi, il Reddito di inclusione sociale, in una forma progressiva e sostenibile sul piano della finanza pubblica, per fornire risorse e progetti di inclusione a quanti vivono sotto la soglia della povertà assoluta.

 

Piano Povertà

La povertà non si risolve con l’assegnino dell’Inps. Proviamo a costruire un piano nazionale per contrastarla”. È quanto ha affermato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, intervenendo alla presentazione del rapporto di Caritas Italiana su “Il bilancio della crisi. Le politiche contro la povertà in Italia”.imagesP ASSOLUTA

Il ministro ha così in parte ascoltato le richieste del direttore della Caritas Francesco Soddu , che sostiene la necessità di inserire nell’agenda politica l’obiettivo del contrasto alla povertà con un piano d’azione nazionale al posto di sperimentazioni continue e frammentarie. “Il piano nazionale deve definire una governance condivisa per riorganizzare tutte le risorse di contrasto alla povertà di modo che questo insieme trovi una sua modalità di gestione. Serve una radicale riorganizzazione degli strumenti a disposizione e una valutazione degli stessi – ha detto Poletti – Il nostro Paese non ha mai avuto una politica sociale degna di questo nome”.
Sull’introduzione del Reddito d’inclusione sociale, Poletti ha risposto che “c’è sempre qualche elemento di preoccupazione di induzione alla passività e alla dipendenza, per cui una misura di questo tipo potrebbe diventare tossica. Bisogna ridurre il rischio di un trasferimento monetario che fa diventare passivi perché la nostra idea è di una politica attiva”. facciamo”. Poletti non ha dato ulteriori dettagli su quali possano essere le misure effettive di contrasto alla povertà, suscitando critiche da parte delle associazioni. In una nota, Gianni Bottalico, presidente delle Acli, attacca: “da Poletti nessun segnale concreto per contrastare la povertà”. “Le dichiarazioni del ministro di quest’oggi, riferite alla lotta alla povertà, ci lasciano un po’ preoccupati, nel senso che non abbiamo riscontrato una volontà politica atta ad avviare un percorso strutturato contro la povertà – si legge nel comunicato di Bottalico – Ci è stata assicurata attenzione alle nostre proposte, ma sul piano della volontà di attivarsi da subito con un piano nazionale della povertà strutturato, pluriennale e con risorse da assegnare è stato evasivo. Questo ci lascia molto perplessi, soprattutto questa impostazione tutta orientata verso la social card, uno strumento che ha rivelato tutti i suoi limiti, piuttosto che a una soluzione come noi continuiamo a indicare più autorevole, più strutturata e più politica che è quella del Reis”.poveri-italiani

In conferenza stampa il ministro Poletti ha dichiaratoSarà necessario almeno un anno per vedere attuata la riforma del Terzo settore approvata ieri dal Consiglio dei ministri. È chiaro che per poter fare i decreti delegati è necessario che il parlamento approvi la legge delega, pensiamo che nell’arco di sei otto mesi sia possibile avere l’approvazione della legge delega e poi abbiamo sei mesi per l’approvazione dei decreti delegati, quindi direi 12 mesi per la concreta attuazione”. Rimane ancora poco chiara la copertura finanziaria della legge. “Sul piano delle risorse – ha continuato il ministro – al momento noi abbiamo immesso una norma che dice che, prima dell’approvazione, ogni decreto delegato deve definire le risorse eventualmente necessarie. Abbiamo valutato che con le risorse presenti nel fondo specifico per il servizio civile, più le risorse inutilizzate e quelle risorse disponibili per il Programma garanzie giovani, noi siamo in grado tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 di avere circa 40mila giovani italiani che possano fare il servizio civile. Per noi è già una buona risposta come primo step per arrivare a centomila in tre anni. Stiamo dialogando con altri ministeri come l’Ambiente e la Cultura per vedere se mettendo insieme le risorse possiamo fare bandi specifici per i giovani su temi ambientali o culturali. Quarantamila partiranno per il servizio civile, i bandi nazionali e regionali sono già in predisposizione”Nel corso del suo intervento alla Caritas, ha spiegato anche lo spirito della legge delega di riforma del Terzo settore. “Abbiamo assunto un orientamento che ha due pilastri: la partecipazione attiva dei cittadini, e il fatto che prima del mercato e dello Stato vengono le persone e le comunità – ha detto – In campo ci sono tre soggetti: lo Stato, il mercato e la società”. Secondo questo approccio, ha ribadito il ministro, “il terzo settore non è un soggetto chiamato in campo difronte alle emergenze, o quando lo Stato non ci arriva, ma pensiamo a tre soggetti che agiscono insieme in modo strutturale e sistematico”. Infine, Poletti ha concluso annunciando che “la Commissione europea ha approvato il piano operativo garanzie giovani dell’Italia, in questo caso siamo arrivati secondi dopo la Francia”.

Il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, ha commentato cosi il piano” Sarebbe veramente ora che il governo, dopo sette anni di crisi che ha destabilizzato la parte più debole del paese,affrontasse seriamente il problema della povertà in Italia e, attivasse davvero un piano concreto e responsabile per contrastarlo” Il segretario conclude senza mezzi termini “Non si tratta di limitarsi agli annunci o di proporre strumenti parziali ed effimeri, ma il contrasto alla povertà deve essere racchiuso in un piano nazionale che preveda un mix di interventi strutturali come la riduzione del peso fiscale su lavoratori, pensionati e famiglie, a partire da quelle più povere. Rilanciare investimenti sul territorio che favoriscano occupazione, inclusione sociale e politiche attive del lavoro.”

 ” il nostro Paese non solo è malato: lo è gravemente. È malata la democrazia come forma di governo chiamata a garantire a tutte le persone una vita libera e dignitosa. Questa garanzia da tempo non esiste più: vale solo sulla carta, mentre nei fatti è continuamente smentita. Libertà, dignità, lavoro sono diventati – da diritti – privilegi, beni solo per chi se li può permettere. “(Don Ciotti Presidente di Libera)


Occupati e disoccupati (mensili)A gennaio 2015 il tasso di disoccupazione è pari al 12,6%, -0,1 punti percentuali su dicembre
Periodo di riferimento: Gennaio 2015 -ISTAT-

 

Adelfia Franchi

La fine delle province, a che punto siamo rimasti?

 

Strade come voragini, scuole che cadono a pezzi, mezzi di trasporto locale al collasso. È questo il risultato del blocco della riorganizzazione degli enti provinciali.
 
Dopo il passaggio della legge sul riordino della Province, il processo è bloccato a livello regionale per mancanza di risorse. Nel frattempo, però, agli enti provinciali è stato tolto un miliardo di euro e la maggior parte dei lavori pubblici è ferma.SCUOLE A PEZZI
 
Ogni giorno, i cittadini rischiano la propria vita per la mancanza di sicurezza sulle strade e agli studenti cadono i calcinacci in testa perché le scuole non vengono ristrutturate da anni. I servizi essenziali per tutti i cittadini spariti nel nulla, si continuano a fare tagli senza un vero progetto di risparmio. La politica delle riforme va a rilento, senza idee, addirittura rielaborata,  politici che continuano a battersi per la poltrona, che passeggiano  da un palcoscenico ad un altro. Dal potere sono attratti anche molti del M5S, che potrebbero allearsi con la maggioranza. Che dire? Avanti , sul carro c è spazio per tutti. La minoranza Dem si è arresa, le armi si sono spuntate, contro Il Premier sono rimasti in pochi. Paura di restare a piedi? Ultimo tentativo di opposizione lo fanno ancora i vari Fassina, Civati e D’Attore, che dicono no al ddl dell’ onorevole Boschi.
 
Gianni Cuperlo scrive lettere aperte a Renzi “Trova il coraggio per aprire alle vere modifiche sulle riforme”. Da Forza Italia, un Giovanni Toti che , con cautela esprime il suo dissenso per la Lega e, polemizza con il nuovo centrodesta. I cittadini, in attesa di cose reali e concrete, subiscono l’ aggressività di Matteo Salvini, che trova ampio spazio nella massa di cittadini scontenti.
 
Il  Palazzo  è in stato di assedio, da nemici che però non sono in grado di contrastarlo né di insidiarlo seriamente. E, con forzature un tantino dittatoriali, sta ottenendo quello che voleva. La battaglia  non finisce. Al  Senato i numeri sono meno rassicuranti per il governo di quelli della Camera. È anche vero, però, che quando si voterà le elezioni regionali saranno già alle spalle. E i «no» berlusconiani e la compattezza di facciata di FI potrebbero sgretolarsi d’incanto.downloadguerini
 
Il vicesegretario Lorenzo Guerini ha  il compito di spiegare il motivo di una riforma costituzionale approvata a maggioranza. Rimane a guardare per il momento  una  dissidenza di Forza Italia inquieta, con Renzi che toglie loro ossigeno.Cosa   accadrà di qui a giugno?  Se dopo le Regionali il centrodestra  riuscirà a contenere la diaspora, per il governo il Senato potrebbe diventare una trappola. Sulla riforma dell’Italicum, in molti sanno di giocarsi la sopravvivenza come candidati alle elezioni. La speranza del premier è nello sport preferito  di deputati e senatori d’opposizione, pronti ad appoggiare i suoi provvedimenti anche contro Berlusconi. Temono lo lo scioglimento delle Camere. E si continua a raccontare al popolo favole da quattro soldi, le raccontano i politici per acquisire potere e   voti.
La pseudo democrazia della politica attuale  ha prodotto solo chiacchere e povertà, mentre i nostri politici sono ubriachi di potere e  voglia di palcoscenico. A noi non ci resta che aspettare ITALICUM.
Adelfia Franchi

Imu-L’Agia al Governo :basta slogan

Imu, l’Agia al governo: basta slogan sul sostegno ai giovani se poi si tassa anche la terra per coltivare

 La posizione dell’associazione “under 40” della Cia dopo l’Ufficio di Presidenza: con questa imposta iniqua che grava non sulla produzione, ma sullo strumento primario per produrre, non ci sarà nessun ricambio generazionale. In questo modo l’esecutivo scoraggia l’ingresso dei giovani nel settore, o li costringe a gettare la spugna cercando un’alternativa meno rischiosa dal punto di vista economico.terreni di maremma

   “L’Imu agricola non ha ragione di esistere. Come si fa a tassare uno strumento imprescindibile per la vita e il lavoro agricolo? Come si può pretendere una tassa su un bene strumentale per la produzione non solo di cibo, ma anche di benessere per la comunità tutta?”. Lo afferma l’Agia, l’associazione “under 40” della Cia-Confederazione italiana agricoltori, che nell’ultimo Ufficio di Presidenza ha confermato la sua posizione di netta contrarietà all’Imu sui terreni agricoli, anche dopo le modifiche al decreto 4/2015 approvate dal Senato.

            “Il governo italiano continua a sbandierare slogan a favore del ritorno dei giovani in agricoltura, continua a dire che il futuro del nostro Paese siamo noi e che l’agricoltura sarà il volano per farci uscire dalla crisi -osserva l’Agia- ma poi ci obbliga a pagare un’imposta iniqua non sulla produzione, ma addirittura sullo strumento per produrre, a prescindere da quanto quel terreno abbia reso in termini economici all’agricoltore, a prescindere se sia stato vittima di calamità o altri eventi incontrollabili”.

            “Nonostante la dichiarata attenzione verso i giovani e la centralità dell’agricoltura per far ripartire l’economia -continua l’associazione ‘under 40’ della Cia- l’Imu si trasferisce per intero sul costo per l’utilizzazione del fattore terra, in mancanza di specifiche deroghe nel caso di uso a titolo gratuito o affitto per i giovani”.terra di maremma

            “Lo stesso governo ha sottolineato più volte come siano troppi a oggi i terreni rimasti abbandonati e poi, con questa Imu, incentiva l’abbandono del settore agricolo, esorta i nostri padri agricoltori a lasciare un comparto in perenne difficoltà e noi giovani a gettare la spugna e cercare un’alternativa migliore con meno rischi dal punto di vista economico -conclude l’Agia-. Quella stessa Italia che, con Expo, sta facendo dell’agroalimentare il suo punto di forza, che si sta facendo bella agli occhi del mondo anche con il lavoro degli agricoltori, li ricompensa con quest’indegna moneta. Ecco perché diciamo ancora una volta ‘no’ all’Imu agricola, anche se ci rendiamo, fin da subito, disponibili a collaborare alla costruzione di una fiscalità più equa e sostenibile per le imprese gestite dai giovani imprenditori agricoli”.

 

Una Legge per abrogare le Regioni

COMUNICATO STAMPA a seguito CONVEGNO di FRATELLI D’ITALIA svoltosi giovedì 5 marzo in Roma a Palazzo San Macuto

“PROPOSTA LEGGE PER ABROGARE REGIONI”

20 Regioni, di cui 5 a Statuto speciale, 8047 Comuni, 109 province, a cui si aggiungono Comunità Montane e altre Istituzioni locali per un totale di 16 mila enti intermedi. Un coacervo di sovrapposizioni legislative, burocratiche e amministrative che crea una struttura statale pesante e iper-burocratizzata che allontana i cittadini e determina difficoltà alle imprese, allontana gli investimenti e appesantisce lo sviluppo sociale ed economico. Questi sono stati temi affrontati nel corso del convegno organizzato dal Gruppo alla Camera di Fratelli d’Italia-A.N. presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto (segnalato opportunamente dalla Consul Press con ampio risalto) con la partecipazione di esponenti della Società Geografica Italiana, urbanisti e costituzionalisti per presentare la proposta di legge di Fd’I, per riformare l’assetto dello Stato. 

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Dalla parte de “La Presidenta Argentina”

Cristina Kirchner prosciolta nel silenzio assordante dei media italiani –  Infondate le accuse del giudice morto in modo misterioso. Strategia della tensione con omicidi eccellenti?_____________________________Alessandro GRANDI * 

Inesistenza del reato. Può bastare, come sentenza, quella emessa dal giudice federale argentino Daniel Rafecas, a proposito delle accuse rivolte alla “presidenta” argentina Cristina Kirchner in merito ad inesistenti coperture dell’Iran per un attentato nel Paese Latino Americano? “Le ipotesi di reato sono insostenibili”, ha aggiunto il magistrato nella sentenza che, ovviamente, è stata del tutto ignorata dai media italiani. Dunque il castello di accuse costruito, per far contenti alcuni ambienti di oppositori, contro la presidenta si è rivelato del tutto insussistente.

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Il riordino territoriale dello Stato

Il riordino territoriale dello Stato

Dalla proposta di legge al progetto concreto Spunti, critiche e riflessioni

5 marzo 2015 Ore 11,00

Camera dei Deputati, Sala del Refettorio Via del Seminario, 76 Roma

Con questo appuntamento il Gruppo Parlamentare di Fratelli d’Italia- Alleanza nazionale inaugura una serie di approfondimenti, volti a presentare alle categorie, agli addetti ai lavori e al grande pubblico il lavoro svolto, soprattutto in termini di Proposte di Legge, nell’anno appena trascorso.

Lo studio della Società Geografica Italiana per un diverso assetto dello Stato, è l’elemento su cui si è basata la Proposta di Legge che Giorgia Meloni, Fabio Rampelli e Edmondo Cirielli presenteranno per il superamento del modello delle Regioni e delle Provincie, e per l’unione dei territori in funzione della Storia comune, della vocazione produttiva e culturale, della contiguità logistica ed infrastrutturale.

Questo incontro, e gli altri che verranno, rappresentano la “cassetta degli attrezzi” a cui chiunque si interessi della “cosa pubblica” potrà attingere, contribuendo con spunti, critiche e riflessioni, dopo che per tante volte abbiamo condannato quei politici che superficialmente affrontano tutti gli argomenti, “tuttologhi” per il tempo di uno spot in TV.

Introduce e modera Dott. Emilio Scalfarotto, Dottorando di ricerca in “Beni culturali e territorio” Università Tor Vergata Intervengono Prof. Sergio Conti, Presidente Società Geografica Italiana On. Edmondo Cirielli, Segretario di Presidenza, Camera dei Deputati Arch. Ugo Baldini, Presidente CAIRE Urbanistica On. Fabio Rampelli, Capogruppo Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, Camera dei Deputati Prof. Avv. Giuseppe de Vergottini, Costituzionalista Conclude: On. Giorgia Meloni, Presidente Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale

L’accesso alla Camera prevede la Vostra conferma preventiva allo 0667602827 oppure e.scalfarotto@fratelli-italia.it  – Per gli uomini è richiesta la giacca.

M5S a Treviso: Idee & Progetti

M5S –  I RAPPRESENTANTI del MOVIMENTO a TREVISO: dichiarazioni, , Progetti e  Provvedimenti  _________________una sintesi elaborata da RICCARDO ABBAMONTE

E’ in pieno svolgimento la raccolta di firme del M5S per il referendum sull’euro – 

Il 13 dicembre 2014 è partita in tutta Italia la raccolta firme del Movimento 5 Stelle per la legge di iniziativa popolare che porterà, nel dicembre 2015, al referendum di indirizzo sull’euro. L’iniziativa è stata presentata al Senato in una conferenza stampa che ha visto relatori Barbara Lezzi, Giorgio Sorial e Laura Castelli. Assieme ai portavoce anche Beppe Grillo. In quell’occasione il Movimento faceva rilevare che da un lato la maggioranza a guida Pd si disinteressa della macelleria sociale provocata dalla moneta unica, dall’altra Salvini critica l’euro ma non prende alcuna iniziativa per uscirne.Il M5S è invece convinto che l’arma del referendum consentirà a milioni di cittadini di informarsi e far sentire alle élite italiane ed europee la loro voce fino ad ora emarginata. Più firme saranno raccolte, sostengono i sostenitori del M5S, più costringeranno televisioni, giornali e partiti a parlare di euro e a gettare la maschera sugli interessi che protegge. Un dibattito a carte scoperte è quello che in effetti è mancato in Italia prima di entrare nell’euro.

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Il caso Nisman

 

Caso Nisman, un’arma politica fuori controllo.

 Argentina. Attacchi alla presidente Kirchner dopo la morte del pm

 In Argen­tina, il cada­vere del pro­cu­ra­tore gene­rale Alberto Nisman con­ti­nua ad essere uti­liz­zato come un’arma poli­tica. Da quando, dome­nica 18 gen­naio, è stato ritro­vato nella sua abi­ta­zione con un colpo alla tem­pia, l’opposizione e i suoi potenti mezzi d’informazione hanno semi­nato ombra su ombra per scre­di­tare la pre­si­dente Cri­stina Kirch­ner. Il pro­cu­ra­tore, che accu­sava la pre­si­dente di voler insab­biare il pro­cesso per la bomba alla mutua israe­li­tica Amia, avve­nuto a Bue­nos Aires nel lon­tano 1994, morì un giorno prima della pre­sen­ta­zione della denun­cia. La discus­sione sui fatti, cioè sulle accuse e le prove del pro­cu­ra­tore, sono pas­sate in secondo piano, anzi non se ne parla pro­prio, anche per­ché si sono dimo­strate con­fuse e prive di fon­da­menti. La destra argen­tina è molto ner­vosa per­ché ad otto­bre ci saranno nuove ele­zioni nazio­nali e tutte le pre­vi­sioni indi­cano che a vin­cere sarà il can­di­dato del par­tito al governo. Kirch­ner sarebbe stata ricon­fer­mata, ma dopo due man­dati non si può ripresentare.

L’odio verso di lei è simile a quello che l’oligarchia nutriva per Evita. La parola d’ordine è desta­bi­liz­zare, semi­nare il caos per evi­tare l’inevitabile. Ora un gruppo di pro­cu­ra­tori ha indetto una mani­fe­sta­zione per il 18 feb­braio per ricor­dare Nisman. Anche se tutte le prove con­ti­nuano a con­fer­mare che si sarebbe trat­tato di un sui­ci­dio, i pro­cu­ra­tori mani­fe­stano con­tro l’uccisione di un loro col­lega. In ogni modo e al di là dell’accavallarsi delle ver­sioni, risulta chiara l’ingerenza di un intrec­cio tra ser­vizi segreti argen­tini, israe­liani e nor­da­me­ri­cani. Da die­tro le quinte, l’intelligence ha mano­vrato alcuni sog­getti, forse anche lo stesso pro­cu­ra­tore Nisman, usan­doli come pedine della geo­po­li­tica glo­bale. La magi­stra­tura argen­tina è tra­di­zio­nal­mente molto legata ai ser­vizi segreti locali.

Su que­sto legame si cerca di fare luce in que­sti giorni. Il con­flitto sociale non era arri­vato mai in que­sti ultimi anni a disag­gre­gare così tanto la società. È vero che il governo Kirch­ner è stato col­pito da que­sta vicenda, ma supe­rato il primo impatto la rispo­sta è stata decisa: il giorno dopo la morte ha reso pub­blica la denun­cia, poi ha sciolto i ser­vizi di sicu­rezza e pro­po­sto una loro radi­cale riforma, che è già in discus­sione in par­la­mento. Un duro golpe eco­no­mico era stato inflitto all’Argentina quando una sen­tenza della magi­stra­tura degli Stati uniti aveva deciso che la rine­go­zia­zione del debito, dopo il default del 2001, non era valida. Anche se il paese aveva rag­giunto un accordo con il 93% dei cre­di­tori, que­sto accordo sovrano non aveva alcun valore.

È curioso, ma il parere del giu­dice Tho­mas Griesa, secondo le norme finan­zia­rie che gui­dano la glo­ba­liz­za­zione, è più legit­timo che la volontà di una nazione. Il 7% di per­sone in pos­sesso di titoli del debito estero argen­tino che ave­vano rifiu­tato nel 2005 e poi nel 2010 di rine­go­ziare i buoni del tesoro sono rima­sti con obbli­ga­zioni senza alcun valore. Que­sti titoli, con­si­de­rati “carta strac­cia”, sono stati invece acqui­stati da grandi gruppi finan­ziari e, tra­mite i loro avvo­cati e con­tatti alto­lo­cati, sono riu­sciti a col­pire l’economia argen­tina. Il golpe eco­no­mico non è stato ancora risolto, ma l’onda media­tica che cavalcò gli inte­ressi della lobby finan­zia­ria generò panico nella società e sfi­du­cia nei part­ner dell’Argentina.

A gen­naio del 2014, l’Argentina ha subito un altro golpe eco­no­mico, un attacco spe­cu­la­tivo sulla pro­pria moneta. Non è la prima volta che alcuni gruppi finan­ziari inter­ven­gono pesan­te­mente gio­cando a squi­li­brare valute in dif­fi­coltà. Nel caso argen­tino, la mano­vra voleva pro­vo­care la sva­lu­ta­zione del peso inco­rag­giando l’inflazione. Il governo ha denun­ciato che in un giorno la Shell e la banca Hsbc ave­vano com­mer­cia­liz­zato ingenti somme di valuta a prezzi ben al di sopra del suo valore di mer­cato. Hanno acqui­stato 3,5 milioni di dol­lari a 8,4 pesos, quando il dol­laro era scam­biato a 7,2. Que­sta mano­vra si è aggiunta al boi­cot­tag­gio dei pro­dut­tori di cereali che hanno imma­gaz­zi­nato la pro­du­zione in attesa di un cam­bio col dol­laro più favorevole.

Nell’epoca della realtà vir­tuale forse non sono più neces­sari i carri armati per fare un colpo di Stato, il tea­tro degli eventi è una scena in cui inter­ven­gono più attori. Il testo del serial è sem­pre det­tato dagli inte­ressi eco­no­mici legati ai grandi colossi media­tici che ci fanno vedere e ci rac­con­tano cosa, in realtà, suc­cede nel mondo. Quando alla con­cen­tra­zione eco­no­mica si aggiunge quella media­tica l’assedio fini­sce per avere ragione. Oggi l’America Latina che non è alli­neata nel neo­li­be­ri­smo subi­sce que­sti attacchi.

Non è facile fra­zio­nare i mono­poli dei media, la scorsa set­ti­mana il gruppo Cla­rin, il più grande di Ame­rica Latina, è stato bene­fi­ciato da nuove misure cau­te­lari che riman­dano l’applicazione della Ley de medios. La norma, appro­vata a larga mag­gio­ranza da entrambe le camere nel 2010, vor­rebbe demo­cra­tiz­zare l’informazione ma è osta­co­lata da un sus­se­guirsi di sen­tenze.caso-nisman

La morte di Nisman appro­fon­di­sce una frat­tura sociale sem­pre più radi­ca­liz­zata. O si sta a favore o con­tro il governo di Cri­stina Kirch­ner, come un tempo tra pero­ni­sti e anti­pe­ro­ni­sti, o pro o anti mili­tari. In que­ste cir­co­stanze il ragio­na­mento, quando c’è, è mosso dalla logica di appar­te­nenza. Una logica ottusa che nella sto­ria argen­tina ha lasciato migliaia di morti ed esuli, quei 30.000 desa­pa­re­ci­dos sono il risul­tato di que­sta cecità.

https://ilmanifesto.info/caso-nisman-unarma-politica-fuori-controllo/

 

 

Economic@amente

Consulentia 2015, Auditorium Parco della Musica, in questo contesto e, in questo magnifico luogo che ho  incontrato il sig. Corrado Bongiovanni, responsabile del progetto “Economic@mente, metti in conto il tuo futuro” nel Comitato Regionale della Lombardia che mi ha sintetizzato così il progetto stesso.

Realizzato da Anasf in collaborazione con la società Progetica “Economic@mente® – Metti in conto il tuo futuro” è un progetto di educazione finanziaria per gli studenti della scuola superiore, per formare gli investitori di domani. L’iniziativa è stata lanciata nel 2009 ed è proseguita negli anni con una crescente adesione degli istituti scolastici su tutto il territorio nazionale.IMG_0750

OBIETTIVI

L’obiettivo è fornire ai giovani gli strumenti di conoscenza del mondo del risparmio, partendo dalle loro esigenze, per spiegare attraverso le loro esperienze l’uso migliore delle risorse che si troveranno a disposizione nel corso della vita.

Partendo dal concetto di ciclo di vita e dall’analisi degli eventi che scandiscono le fasi di transizione della famiglia, viene trattato il tema del valore della pianificazione finanziaria per raggiungere i propri obiettivi in maniera efficace ed efficiente e vengono spiegati gli strumenti del mercato che consentono di soddisfare le esigenze della vita. L’innovatività del progetto consiste proprio nel partire dalle reali esigenze dei ragazzi per sviluppare attitudini che consentano di perseguire obiettivi definiti sulla base delle proprie priorità.

 DESTINATARI del PROGETTO

Il progetto è rivolto agli studenti del terzo, quarto e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado.

 PROGRAMMA DIDATTICO

Il programma di educazione finanziaria si articola in sei moduli di uno/due ore ciascuno e la proposizione dei contenuti è interattiva e coniugata con gli interessi e le motivazioni degli studenti, ad integrazione delle materie curriculari. Sono largamente utilizzati simulazioni, esercitazioni e test di verifica.

La proposta formativa tratta i seguenti temi:

– il ciclo di vita e gli eventi che scandiscono le principali fasi di transizione;

– la pianificazione finanziaria come modalità efficiente ed efficace per raggiungere i propri obiettivi;

– gli strumenti del mercato che consentono di soddisfare le proprie esigenze;

– gli operatori e gli intermediari che forniscono un supporto qualificato.

 CREDITI FORMATIVI

Il programma Economic@mente™ – Metti in conto il tuo futuro è stato riconosciuto idoneo all’attribuzione di crediti formativi da parte di alcuni Istituti che hanno già avviato le lezioni, nell’ambito dell’attività complementare ed integrativa della didattica scolastica.

Il programma può essere considerato tra le proposte formative rivolte agli studenti, da inserire nelle 132 ore di attività in alternanza scuola-lavoro da svolgere in quarta e quinta classe.IMG_0153

FORMATORI

I formatori sono promotori finanziari iscritti ad Anasf che seguono un corso di formazione specifico e ai quali l’Associazione rilascia un attestato di idoneità a svolgere l’incarico di formatore nell’ambito del progetto.

Il sig. Bongiovanni conclude dicendo che il progetto è entusiasmante e gli studenti seguono i corsi molto attentamente tant’è che, alla fine dei corsi, molti interagiscono con i formatori per chiedere ulteriori chiarimenti e delucidazioni.

Continuare su questo percorso, è sicuramente auspicabile visto i tempi, molti sono i ragazzi che negli ultimi anni abbandonano gli studi alla fine dei licei. Avere una formazione cosi importante li farà entrare nel mondo del lavoro con più facilità, le famiglie sono disorientate per tanti motivi, a volte non riescono a consigliare i figli, a seguirli nei loro percorsi di studi proprio per motivi economici dovuti a questa crisi in cui il nostro paese versa ormai da troppo tempo.

Adelfia Franchi

Il Presidente Sergio Mattarella

Sergio Mattarella, neo Presidente della Repubblica ha giurato e si è insediato ufficialmente. Il suo discorso, continuamente interrotto da applausi più o meno lunghi, a secondo dei bisogni emotivi e non dei nostri politici, è  di riavvicinamento alla gente, quello che ci vuole in questo momento storico, nella vita di tutti i giorni, una vita fatta di crisi, mancanza di lavoro, di legalità, cultura,  scuola e salute.

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Lega Nord, prossimamente Lega Nazionale

IL CONGRESSO ROMANO

Sabato 24 gennaio si è tenuto il primo congresso della Lega a Roma – presso l’Hotel NH Vittorio Veneto, organizzato dalla coordinatrice Claudia Bellocchi, già candidata al Parlamento Europeo.
Il pubblico era numeroso al di là delle previsioni, spinto in parte dall’interesse per questo partito in marcia decisa, in parte per vedere fondate le proprie speranze per un nuovo modo di far politica, dicendo pane al pane senza timore di contrastare il galateo kennediano.

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Il PD, l’Italicum e capilista bloccati

IN SENATO SI VOTA L’ITALICUM, E IL DIBATTITO SALE DI TONO

-Questo il testo sottoscritto dai 29 senatori del PD

La legge elettorale costituisce indubbiamente un fondamentale strumento per la vita democratica e non solo in quanto svolge un’indispensabile funzione regolatrice, ma pure perché rimanda a diritti e garanzie costituzionalmente definiti e sanciti.

Proprio a partire da questo dato essa impegna coscienza e responsabilità di ciascuno. Per quanto riguarda la nuova legge elettorale, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che costituisce ineludibile riferimento, non si possono che valutare positivamente le novità intervenute rispetto al testo approvato in prima battuta alla Camera.

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“Post-It” per Il Quirinale

Proposta per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana

Siamo arrivati all’ apertura dei “riti” per la elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana e desideriamo ricordare quando, al termine del primo mandato presidenziale di Giorgio Napolitano, la “politica” annaspava nella palude della democrazia parlamentare per la ricerca del nuovo inquilino per il Palazzo del Quirinale. Da più parti si auspicava  l’ avvento di una “Donna al Colle” e dalla Consul Press venne auspicata la designazione di Sophia Loren, essendo sempre (nonostante l’età) non solo una “Donna” ma anche una Gran Bella Signora,  in grado di rappresentare ottimamente l’ Italia in un contesto internazionale, meglio e più della pur bravina Emma Bonino. Il nostro consiglio, purtroppo, non venne ascoltato dai grigiocrati del Parlamento, incapaci di scegliere – ancorché privi di fantasia e di buon gusto, preferirono pregare  l’augusto Re Giorgio  di farsi riconfermare per un successivo mandato.

Ora per il nuovo Settennato, proponiamo – “fuori dal coro” – alcune candidature:

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Il Presidente, una storia durata nove anni

Come siamo strani noi italiani forse lo sappiamo solo noi;fino ad ieri i social erano invasi di messaggi non proprio positivi verso ormai ex Presidente Giorgio Napolitano.In molti sono stati denunciati per calunnie, vilipendio alla più alta carica dello stato. Oggi,si susseguono tramite i social i messaggi di saluto a Napolitano, dimessosi questa mattina dopo quasi nove anni di mandato da Presidente della Repubblica.  I social   sono stati scelti ancora una volta per salutare il Capo dello Stato, con l’hashtag #GraziePresidente che su twitter è ormai un tormentone, anche dal mondo del terzo settore arrivano messaggi di ringraziamento al presidente uscente.

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I Grandi del mondo in Nigeria?

La  morte dal colore nero :dopo i funerali di Parigi, anche la chiesa si è accorta dei morti della Nigeria.

Per l’arcivescovo di Agrigento i grandi del mondo dovevano andare in Africa il giorno dopo le stragi: “Davanti a duemila morti non si può far finta di niente, abbiamo diviso il mondo in due”. E denuncia possibili ripercussioni sull’immigrazione in Italia Perego: “Chiudere Schengen una follia economica, politica e sociale; perchè parlare di economia davanti alla morte?

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Parlamento Europeo OGM e, agricoltura italiana

Ogm: dal Parlamento Ue via libera a norma su autonomia Stati, salvaguardare le tipicità dell’agricoltura italiana

La Cia commenta l’approvazione definitiva dell’accordo raggiunto nelle scorse settimane tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sulla riforma della Direttiva in materia. Oggi produttori e consumatori si muovono in direzione opposta agli Ogm: solo 5 Paesi in Ue li coltivano e la superficie dedicata non arriva allo 0,001%. Da parte nostra nessun atteggiamento oscurantista o contrario alla ricerca, ma bisogna tutelare la biodiversità delle produzioni nazionali, che rappresenta il nostro maggiore vantaggio competitivo sui mercati stranieri.

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Nigeria- bimbe bomba o, BAMBINE?

TRE BIMBE BOMBA… NON SONO NUOVI GIOCATTOLI.. non è un azienda che immette nuovi prodotti sul mercato, ma ” giornalisti” in cerca di ignoranti. Mentre il mondo piangeva i morti di Parigi, mentre i grandi del mondo si abbracciavano commossi sotto gli occhi di tutti, in Nigeria, dopo i 2000 morti contro i 12 della Francia, il 10 e 11 gennaio tre bambine sono state fatte esplodere in mezzo alla folla.

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Agricoltura sempre più in mano alla criminalità

Agricoltura: la mano della criminalità si allunga sulle campagne. Un “business” da 50 miliardi l’anno, tra racket, usura, agropirateria, furti e controllo delle filiere

La Cia presenta a Roma il Rapporto sulla legalità e la sicurezza 2014 in collaborazione con la Fondazione Humus: otto reati ogni ora, più di 350 mila gli agricoltori coinvolti. Le mafie cercano di accrescere i propri affari illeciti esercitando il controllo su tutto il sistema agroalimentare, dai campi all’intermediazione dei prodotti fino alla tavola. Il presidente Scanavino: serve un’azione congiunta aziende, istituzioni, forze dell’ordine, magistratura. Rendere sempre più veloce ed efficiente l’assegnazione dei beni confiscati.IMG_20141218_124630

 (foto:ROBERTO BATTAGLIA,l’ imprenditore CHE HA DENUNCIATO la mafia, ora sotto scorta)

L’agricoltura è sempre più spesso nel mirino delle mafie. Dall’agropirateria alle truffe sulla Pac, dal caporalato al saccheggio del patrimonio boschivo, dall’usura al controllo delle filiere agroalimentari, la piovra della criminalità organizzata allunga i tentacoli sul comparto “coltivando” un business da 50 miliardi di euro l’anno, pari a quasi un terzo dell’economia illegale nel Belpaese. La denuncia arriva con il Rapporto sulla legalità e sicurezza 2014 della Cia-Confederazione italiana agricoltori, in collaborazione con la Fondazione Humus, presentato oggi a Roma all’Auditorium “Giuseppe Avolio” della Confederazione.

            L’infiltrazione nel settore primario di “Mafie Spa” produce più di 240 reati al giorno, praticamente otto ogni ora, e mette sotto scacco oltre 350 mila agricoltori -si legge nel rapporto-. Il fenomeno, fino a pochi anni fa concentrato soprattutto nelle regioni del Sud, ora si sta espandendo a macchia d’olio in tutt’Italia, Nord incluso, con un raggio d’azione che è sempre più ampio e dilatato. La lista dei reati perpetrati nelle campagne è lunga e ha un conto pesante: non ci sono solo i 14 miliardi l’anno delle agromafie in senso stretto, vanno aggiunti i 4,5 miliardi calcolati tra furti e rapine; e poi i 3,5 miliardi del racket e i 3 miliardi dell’usura; e ancora 1,5 miliardi per le truffe all’Unione europea e 1 miliardo solo per la contraffazione alimentare in Italia; infine 1 miliardo per le macellazioni clandestine e quasi 20 miliardi di euro legati alle ecomafie tra abusivismo edilizio, discariche illegali e incendi boschivi dolosi.

            “Attraverso il controllo nelle campagne -ha sottolineato il presidente della Cia, Dino Scanavino- le mafie cercano di incrementare i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera agroalimentare, dai campi agli scaffali del supermercato. Non c’è più in gioco solo il potere su un determinato territorio, la criminalità organizzata vuole far fruttare i patrimoni, introducendosi in quei comparti ‘anticrisi’ che si stanno dimostrando sempre più determinanti per la ripresa dell’economia nazionale, come appunto l’agroalimentare”.

            Ciò che emerge, anche dal Rapporto Cia-Humus, è l’estensione e la ramificazione operativa dei clan interessati e i legami ormai consolidati tra cosche campane, calabresi, siciliane e pugliesi per poter meglio presidiare il settore su una scala di livello industriale. Un “presidio” che avviene tramite l’accaparramento dei terreni agricoli, l’intermediazione dei prodotti, il trasporto e lo stoccaggio fino all’acquisto e all’investimento in bar, ristoranti e centri commerciali. “Ma gli effetti sono devastanti -ha spiegato Scanavino- perché questa presenza mafiosa ‘strozza’ il mercato, distrugge la concorrenza e instaura un controllo basato sulla paura e la coercizione. Le organizzazioni criminali, infatti, impongono i prezzi d’acquisto agli agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica, utilizzano proprie ditte di trasporto, possiedono società di facchinaggio per il carico e scarico e arrivano fino alla tavola degli italiani, mettendo a rischio la salute dei cittadini e minando la credibilità dei prodotti italiani, con l’ingresso nella Gdo e nella ristorazione”.IMG_20141218_114001

            Ecco perché ora più che mai serve un forte impegno comune, azioni e strategie il più possibile condivise, per sconfiggere questa “piaga” che distrugge il tessuto sano e produttivo dell’imprenditoria italiana. Tenendo conto anche del fatto che l’agricoltura spesso mostra maggiori elementi di vulnerabilità, legati a quelle caratteristiche e inevitabili forme di “isolamento geografico” dei luoghi di lavoro e del livello di fragilità degli addetti. “La situazione è davvero grave. Non c’è settore dell’economica che non sia finito tra i tentacoli della criminalità organizzata -ha osservato il presidente nazionale della Cia-. Tantissimi sono gli imprenditori che, purtroppo, fanno i conti con il racket, con l’usura, con i furti e le rapine, con le estorsioni e le minacce. Senza contare i danni economici e d’immagine inaccettabili che i produttori e tutta la filiera di qualità pagano per colpa dei falsi e delle sofisticazioni alimentari”.

Per questo oggi serve una sorta di “rete” per contrastare la criminalità organizzata: “Bisogna mettere insieme tutte le associazioni di categoria e instaurare un rapporto continuo e costruttivo con le istituzioni, con la magistratura e con le forze dell’ordine”, ha detto Scanavino, a cui unire un cambiamento anche di carattere legislativo “rendendo sempre più veloci ed efficienti le norme per l’assegnazione e il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia”. Solo così, “colpendoli negli interessi economici -ha chiosato il presidente della Cia- è possibile debellare questo ‘cancro’ odioso che sta corrodendo sempre di più la nostra economia”.